Novoli, in memoria della grande guerra, il Sindaco: “Questa è la festa dell’unità nazionale e non della vittoria sul nemico”

iv novembre a novoli

Festa dell’Unità nazionale e Giornata delle Forze Armate, oggi in tutta Italia, celebrata per commemorare un momento importante in cui ricordare chi, con il proprio sacrificio, ci ha donato il tempo che oggi stiamo vivendo e di cui dobbiamo essere degni e riconoscenti.

A Novoli, al termine dei riti liturgici presieduti dal parroco di Sant’Antonio Abate, don Luigi Lezzi, la comunità si è data appuntamento in Piazza Regina Margherita dove il sindaco Oscar Marzo Vetrugno, alla presenza delle autorità civili e militari, del clero locale, delle scolaresche e dei cittadini, ha tenuto un breve discorso che riportiamo testualmente.

Autorità civili, militari e religiose; associazioni d’Arma e dei combattenti e reduci, rappresentanti dell’istituzione scolastica, cari concittadini, e soprattutto cari ragazzi come ogni anno ci ritroviamo puntualmente  in questo luogo della memoria, per  una consuetudine  che ci unisce a milioni di italiani che, in questa giornata, in ogni parte del Paese, in luoghi come questo, ricordano il sacrificio di migliaia di nostri connazionali  rendendo  omaggio ai Caduti e onore e merito alle Forze Armate.

Visto il ricorrere dei 100 anni dalla prima guerra mondiale, un particolare pensiero lo rivolgiamo ai caduti sul territorio italiano di quel conflitto che ha visto coinvolta la nostra comunità nazionale, volendo testimoniare, ancora una volta, come gli eventi di quel passato, che anno dopo anno diventa inevitabilmente più lontano, mantengano  sempre un significato di alto valore con risvolti concreti di grande attualità.

Oggi, infatti, non celebriamo una vittoria su un nemico, ma l’affermazione del valore dell’unità nazionale ed insieme ad esso quello del ruolo moderno che le Forze Armate sono chiamate a svolgere a servizio delle istituzioni democratiche.

Ecco perché i cambiamenti sociali, economici e politici che si sono verificati nei 100 anni che ci separano dalla Prima Guerra Mondiale non hanno vanificato il senso di questa giornata che, al contrario,  diventa una  grande opportunità, poiché nell’impegno di tenere vivo il ricordo del passato si può avviare una riflessione sul presente e trarre spunto per  il futuro della nostra comunità nazionale.

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Quella che l’Italia affrontò tra il 1915 ed il 1918 fu un’esperienza drammatica, vissuta per la prima volta come esperienza collettiva, in un Paese dalla storia giovane,  con un sentimento diffuso di condivisione dell’appartenenza ad una vicenda comune. Difendere la libertà e raggiungere l’unità furono gli obiettivi che alimentarono il coraggio ed il sacrificio di centinaia di migliaia di italiani, chiamati a vivere l’orrore di una guerra che si sviluppò in una dimensione di violenza e distruzione mai prima di allora così grande. Quella guerra si rivelò, infatti, il primo campo di applicazione su larga scala delle innovazioni tecnologiche che, dall’inizio del ‘900, investivano la società a ritmo sempre più incalzante. La micidiale efficienza distruttrice degli strumenti di morte che lo sviluppo tecnologico mise al servizio della macchina bellica rese il conflitto di una violenza furiosa e inaudita.

Oggi per mantenere vivo il monito che quella guerra, ci ha consegnato, in special modo nei confronti delle nuove generazioni, vogliamo cogliere l’occasione per affidare a questa ricorrenza un nuovo messaggio di esortazione culturale che ci aiuti a costruire nella pace e nella ricerca del bene le risposte alle controversie che possono sorgere tra i popoli e le nazioni. Dobbiamo altresì ripensare anche il nostro rapporto con il progresso, con l’impegno comune a far sì che la spinta al progresso non possa mai più essere messa al servizio di una volontà di predominio degli uomini sugli uomini, ma diventi la via per perseguire il bene comune, partendo dal riconoscimento della centralità della vita come valore prioritario e supremo.

Ricordando le sofferenze ed i sacrifici di quei giorni, ci riportiamo a quelli che anche la nostra epoca, così difficile e tribolata, richiede a ognuno di noi, mettendoci quotidianamente di fronte a prove impegnative, per superare i disagi sempre più  gravi di una crisi economica che riduce il benessere di molte famiglie e ne spinge altrettante nella morsa della povertà, ma anche di una crisi di valori e di fiducia nelle istituzioni, che rende più fragile la nostra coesione sociale e di conseguenza il nostro sistema.

È una crisi che trova motivazione in tanti diversi fattori, ma che sicuramente  affonda radici anche nell’incapacità di parte del sistema politico di indicare esempi positivi, di dimostrare come l’impegno politico o istituzionale non significhi assecondare interessi personali, ma al contrario mettere a disposizione le proprie competenze e le proprie capacità per rendere un servizio alla collettività, favorirne la crescita per migliorare le condizioni di vita di tutti, promuovere la partecipazione e rafforzare il sistema democratico. Solo così si può concretamente contribuire a sostenere e salvaguardare  il nostro modello di società aperta e solidale, costruendo nuove  prospettive stabili e durature per i giovani, garantendo assistenza a chi è in condizioni di necessità, indicando speranze che siano credibili anche nei momenti di più grave difficoltà.
Questa credibilità nasce dai comportamenti individuali di ogni giorno e diventa patrimonio di un’intera comunità se viene vissuta come valore fondamentale. 
Dobbiamo, allora, ritrovare questi valori facendone motivo di vita, e  possiamo farlo anche guardando all’esempio di chi ha tessuto sulla condivisione del sacrificio il filo che tiene unita la trama della nostra identità nazionale. Chi ha affrontato gli orrori della guerra sino al sacrificio della vita l’ha fatto per dovere, credendo che ci fosse un motivo irrinunciabile per non sottrarsi a questo compito. Così, con modalità nuove e dentro scenari che sono cambiati, le Forze Armate italiane continuano anche nell’attualità a svolgere questo servizio alla comunità, pagando ancora talvolta un tributo pesante all’impegno per la pace e lo sviluppo della cooperazione internazionale, nei tanti luoghi del mondo dove è richiesto il loro apprezzato intervento a tutela delle popolazioni locali e a difesa di democrazie giovani e instabili.

Per tutto ciò ci ritroviamo ogni anno in questo luogo per onorare  questo impegno, condividendone sentimenti e motivazioni,  ricordando in questa giornata chi l’ha assolto sino alle estreme conseguenze.

Onore / allora / ai Caduti per la Patria / pietà e cordoglio per tutte le vittime della guerra; viva le Forze Armate strumento di pace / viva l’Italia unita e civile!

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Novoli, in memoria della grande guerra, il Sindaco: “Questa è la festa dell’unità nazionale e non della vittoria sul nemico”

iv novembre a novoli

Festa dell’Unità nazionale e Giornata delle Forze Armate, oggi in tutta Italia, celebrata per commemorare un momento importante in cui ricordare chi, con il proprio sacrificio, ci ha donato il tempo che oggi stiamo vivendo e di cui dobbiamo essere degni e riconoscenti.

A Novoli, al termine dei riti liturgici presieduti dal parroco di Sant’Antonio Abate, don Luigi Lezzi, la comunità si è data appuntamento in Piazza Regina Margherita dove il sindaco Oscar Marzo Vetrugno, alla presenza delle autorità civili e militari, del clero locale, delle scolaresche e dei cittadini, ha tenuto un breve discorso che riportiamo testualmente.

Autorità civili, militari e religiose; associazioni d’Arma e dei combattenti e reduci, rappresentanti dell’istituzione scolastica, cari concittadini, e soprattutto cari ragazzi come ogni anno ci ritroviamo puntualmente  in questo luogo della memoria, per  una consuetudine  che ci unisce a milioni di italiani che, in questa giornata, in ogni parte del Paese, in luoghi come questo, ricordano il sacrificio di migliaia di nostri connazionali  rendendo  omaggio ai Caduti e onore e merito alle Forze Armate.

Visto il ricorrere dei 100 anni dalla prima guerra mondiale, un particolare pensiero lo rivolgiamo ai caduti sul territorio italiano di quel conflitto che ha visto coinvolta la nostra comunità nazionale, volendo testimoniare, ancora una volta, come gli eventi di quel passato, che anno dopo anno diventa inevitabilmente più lontano, mantengano  sempre un significato di alto valore con risvolti concreti di grande attualità.

Oggi, infatti, non celebriamo una vittoria su un nemico, ma l’affermazione del valore dell’unità nazionale ed insieme ad esso quello del ruolo moderno che le Forze Armate sono chiamate a svolgere a servizio delle istituzioni democratiche.

Ecco perché i cambiamenti sociali, economici e politici che si sono verificati nei 100 anni che ci separano dalla Prima Guerra Mondiale non hanno vanificato il senso di questa giornata che, al contrario,  diventa una  grande opportunità, poiché nell’impegno di tenere vivo il ricordo del passato si può avviare una riflessione sul presente e trarre spunto per  il futuro della nostra comunità nazionale.

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Quella che l’Italia affrontò tra il 1915 ed il 1918 fu un’esperienza drammatica, vissuta per la prima volta come esperienza collettiva, in un Paese dalla storia giovane,  con un sentimento diffuso di condivisione dell’appartenenza ad una vicenda comune. Difendere la libertà e raggiungere l’unità furono gli obiettivi che alimentarono il coraggio ed il sacrificio di centinaia di migliaia di italiani, chiamati a vivere l’orrore di una guerra che si sviluppò in una dimensione di violenza e distruzione mai prima di allora così grande. Quella guerra si rivelò, infatti, il primo campo di applicazione su larga scala delle innovazioni tecnologiche che, dall’inizio del ‘900, investivano la società a ritmo sempre più incalzante. La micidiale efficienza distruttrice degli strumenti di morte che lo sviluppo tecnologico mise al servizio della macchina bellica rese il conflitto di una violenza furiosa e inaudita.

Oggi per mantenere vivo il monito che quella guerra, ci ha consegnato, in special modo nei confronti delle nuove generazioni, vogliamo cogliere l’occasione per affidare a questa ricorrenza un nuovo messaggio di esortazione culturale che ci aiuti a costruire nella pace e nella ricerca del bene le risposte alle controversie che possono sorgere tra i popoli e le nazioni. Dobbiamo altresì ripensare anche il nostro rapporto con il progresso, con l’impegno comune a far sì che la spinta al progresso non possa mai più essere messa al servizio di una volontà di predominio degli uomini sugli uomini, ma diventi la via per perseguire il bene comune, partendo dal riconoscimento della centralità della vita come valore prioritario e supremo.

Ricordando le sofferenze ed i sacrifici di quei giorni, ci riportiamo a quelli che anche la nostra epoca, così difficile e tribolata, richiede a ognuno di noi, mettendoci quotidianamente di fronte a prove impegnative, per superare i disagi sempre più  gravi di una crisi economica che riduce il benessere di molte famiglie e ne spinge altrettante nella morsa della povertà, ma anche di una crisi di valori e di fiducia nelle istituzioni, che rende più fragile la nostra coesione sociale e di conseguenza il nostro sistema.

È una crisi che trova motivazione in tanti diversi fattori, ma che sicuramente  affonda radici anche nell’incapacità di parte del sistema politico di indicare esempi positivi, di dimostrare come l’impegno politico o istituzionale non significhi assecondare interessi personali, ma al contrario mettere a disposizione le proprie competenze e le proprie capacità per rendere un servizio alla collettività, favorirne la crescita per migliorare le condizioni di vita di tutti, promuovere la partecipazione e rafforzare il sistema democratico. Solo così si può concretamente contribuire a sostenere e salvaguardare  il nostro modello di società aperta e solidale, costruendo nuove  prospettive stabili e durature per i giovani, garantendo assistenza a chi è in condizioni di necessità, indicando speranze che siano credibili anche nei momenti di più grave difficoltà.
Questa credibilità nasce dai comportamenti individuali di ogni giorno e diventa patrimonio di un’intera comunità se viene vissuta come valore fondamentale. 
Dobbiamo, allora, ritrovare questi valori facendone motivo di vita, e  possiamo farlo anche guardando all’esempio di chi ha tessuto sulla condivisione del sacrificio il filo che tiene unita la trama della nostra identità nazionale. Chi ha affrontato gli orrori della guerra sino al sacrificio della vita l’ha fatto per dovere, credendo che ci fosse un motivo irrinunciabile per non sottrarsi a questo compito. Così, con modalità nuove e dentro scenari che sono cambiati, le Forze Armate italiane continuano anche nell’attualità a svolgere questo servizio alla comunità, pagando ancora talvolta un tributo pesante all’impegno per la pace e lo sviluppo della cooperazione internazionale, nei tanti luoghi del mondo dove è richiesto il loro apprezzato intervento a tutela delle popolazioni locali e a difesa di democrazie giovani e instabili.

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