Quando il movimento diventa danza

Muoversi con grazia, in maniera goffa, in uno spazio aperto, al chiuso. Il muoversi è un atto che richiede la compartecipazione della mente e del corpo, un’azione apparentemente semplice ma che, sin dalla più tenera età, necessità di ripetizione, applicazione, esercizio.

E ancora, muoversi eseguendo un insieme di movimenti, in maniera collettiva o individuale, sulla base ma anche in assenza di una musica lenta o ritmata, regolata da uno schema precostituito di gesti, figurazioni e movimenti, stabiliti da un/una coreografo/a. Questa è la danza. Dai riti dell’antico Egitto, al ballo cinese, alle “Vespe” di Aristofane, all’arte mimica dei romani, dal ballo pantomimo al coreodramma, dal balletto romantico alla scuola italiana e poi, i balletti russi, la danza contemporanea e postmoderna.

Per chi ama la danza esistono appuntamenti ai quali non mancare quelli di una compagnia di danza, come il Balletto del Sud, per esempio, diretta dal coreografo Fredy Franzutti, che, di stagione in stagione, propone o ripropone balletti, sempre con nuovi spunti e variazioni, spesso anticipati da momenti di approfondimento con giornalisti o esperti del settore.

Sabato 13 e domenica 14 Maggio al Teatro Apollo si è celebrata la danza dedicandola al potere della mente, con una doppia proposta: Wassily B3 ed Effetto Lazarus, su musiche di Aleksandr Nikolaevic Srkjabin a 150 dalla sua nascita e Camille Saint-Saens, eseguite al pianoforte dal M° Scipione Sangiovanni, artista, docente, vincitore di numerosi premi nazionali ed internazionali.

A presentare i balletti è stato lo stesso Franzutti, partendo dal racconto di una sedia la “Wassily B3” dalla sua creazione a ciò che ha e rappresenta. La sedia fu disegnata nel 1925 da Marcel Breuer ispirato dai tubi d’acciaio della sua bicicletta Adler. Espressione del movimento modernista e della scuola d’arte e di design Bauhaus, sorta a Weimar nel 1919 e chiusa nel 1933 per volontà del partito nazista, dove Breuer, di origine ungherese, prima studente e poi da insegnante tenne i suoi corsi di falegnameria e lavorazione dei metalli. Fu grazie all’amico Dino Gravina che il nome da “Modello B3” divenne “Wassily Chair”, in onore del pittore Wassily Kandinskij, che aveva così apprezzato la sedia costituita da tubolari ed eisengarn tanto da acquistarne il primo esemplare. La Wassily è al centro del palco, mentre alla sua sinistra vi è un meraviglioso pianoforte a coda pronto per essere accarezzato dalle talentuose dita di Sangiovanni. Il primo balletto è costituito da dieci quadri: Big Bang, Plancton, Amphibia, Primates, Rhopalocera (Le farfalle), Cibernetica, Urania e Atlante, Conflictus, Eirene, Armonia. Non è una storia quella che si racconta, ma suggestioni, colori, desiderio di sperimentare e di stupire legate da una consequenzialità: la nascita della vita, l’evoluzione della specie, le relazioni sociali individuali e globali, la guerra e la pace. Una particolare nota merito va al danzatore Ovidiu Chitanu, che ha saputo interpretare con grazie ed eleganza il suo ruolo di anfibio, mentre senza nessuna apparente fatica, con acrobatici movimenti, pinne e maschera scivolava e risaliva dalla sedia Wassily. Un percorso artistico-culturale che grazie ai corpi dei danzatori e danzatrici e ai costumi di scena ci riporta ai primi del’900 dove le forme lineari e geometriche erano cifra stilistica del movimento modernista e de Stijl legato al Bauhaus.

Il secondo balletto dal titolo “Effetto Lazarus, il siero della resurrezione”, prende spunto dagli studi dello scienziato Robert Cornish, biologo, scrittore, che nel 1932 si appassionò all’idea di poter restituire la vita ai morti. I suoi esperimenti fallirono sull’uomo, ebbero però successo con due cani (Lazarus IV e V), che ripresero a vivere anche se per poco.

Il balletto si ispira ai successi cinematografici: morti viventi, zombi, che di notte e in questo caso, anche per effetto di un siero, si risvegliano. Un argomento scabroso, scandito dalle note della Danza Macabra di Camille Saint- Saens composto nel 1874, che ispirò anche i cortometraggi di Walt Disney. Questo è quanto accade quando il movimento diventa danza e narrazione multidisciplinare senza confini geografici.

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