Salento & Dintorni – I racconti del palazzo del seggio

“Rotto l’equilibrio della ragione,
solo il sangue può compiere il miracolo del,
ritorno alla luce”. (Mario Moscardino)

A volte ciò che a noi sembra già conosciuto, nasconde storie e leggende che aprono finestre sul passato riconducendoci al presente, illuminando quei piccoli particolari che fino ad allora nessuno avrebbe mai notato.

Quante storie potrei raccontarvi, quanti vissuti e quanti personaggi, oggi immortalati dalla storia, ho conosciuto. Ma andiamo per gradi.

Sono nato nel 1592 dalla mano di Alessandro Saponaro, progettista molto conosciuto in quel periodo, secondo il volere della colonia veneta presente a Lecce a quel tempo. Inizialmente venivo utilizzato come semplice luogo di rappresentanza per la città, in seguito deposito di munizioni, per poi essere addirittura promosso a Comune e finire oggi come sede di mostre artistiche. Non mi posso lamentare, in questi secoli ho assistito a tutti quei cambiamenti cittadini che hanno stravolto la città di Lecce, ma due avvenimenti mi sono rimasti impressi nella mente.

Ah, non mi sono forse presentato? Sono il Palazzo del Seggio, molti di voi mi conoscono come “Sedile” e sto per raccontarvi due avvenimenti che segnarono la storia della mia Lecce.

Era la prima metà del 1700, quando la città era sotto il dominio austriaco, che impoverì maledettamente il mio popolo a causa dell’aumento dei balzelli. All’epoca vi era come “tesoriere fiscale”, tal Cardamone, uno spietato riscossore di balzelli, uomo spregevole che provava del sadico piacere nel vedere le miserie altrui, odiato da tutta la popolazione tanto da essere soprannominato “avvoltoio dei popoli salentini”. Ricordo come se fosse ieri il giorno in cui arrivò in città scortato da 110 militari tedeschi utilizzati da lui come guardie del corpo, era il 16 maggio 1734. Oltre a riscuotere i balzelli, l’allora comandante Barrera alla guida dell’esercito, chiese al popolo il sostentamento per i suoi uomini (viveri, olio, legna e letti), in caso si fosse rifiutato però, ci sarebbero state ripercussioni pesanti su tutti i cittadini, che non aspettarono a rispondere con una guerriglia armata qualche giorno dopo. Era il 19 maggio, quando un popolo stanco dei continui soprusi ricevuti, marciò sulla città con bastoni e archibugi dirigendosi verso l’abitazione del Cardamone, che non contento continuò a provocare la folla inferocendola ancor di più.

Una volta fatto prigioniero, venne portato da me, dove ad attenderlo c’era il Sindaco. Mi riappare come se fosse ieri il volto del Cardamone che alla vista dell’autorità cittadina, si rasserenò pensando di scamparsela, ma quello che non capì e forse non percepì, fu il fervore cittadino, pronto a scagliarsi anche contro il suo stesso Sindaco se non fosse stata fatta giustizia. E così fu, il Cardamone venne dato in pasto alla folla che con ferocia lo uccise devastando il suo corpo. Questa fu la miccia che innescò quella che poi divenne una bomba volta alla liberazione dagli austriaci.

Un’altra chicca che vorrei raccontarvi, visto il periodo di pandemia che stiamo attraversando, è quella dell’epidemia di Peste che scoppiò nel 1743 a Messina e si propagò per tutto il regno di Napoli. Anche Lecce, naturalmente cercò di prevenire la malattia, vietando la pesca e facendo attraccare le navi e i mercantili solo vicino a un lazzaretto, dove l’equipaggio sarebbe dovuto rimanere in quarantena.

Ma il nostro Sant’Oronzo protesse il popolo leccese da questa brutta pandemia, risparmiando tutti i cittadini. I reali di Napoli erano ancora spaventati dalla pestilenza che non dava il minimo segno di arresto, così i nobili di Lecce, decisero di mettere in due ampolle fatte per l’occorrenza, l’olio miracoloso della lucerna di Sant’Oronzo e donarle al Re. In segno di riconoscimento, i reali fecero scolpire in lingua spagnola, una epigrafe di ringraziamento che ancora oggi si trova al mio interno sul muro laterale. Quanto ancora vi potrei raccontare, quante storie e quanti vissuti, ma è ora di andare, il mio posto ormai è nella storia.

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