Punto di vista – Rispetto e democrazia: il servizio della politica al tempo dei Social

«Occorre rilanciare i diritti della buona politica, la sua indipendenza, la sua idoneità specifica a servire il bene pubblico, il rispetto delle regole e dell’altra parte. Un’operazione che deve partire dal basso e travolgere tutto come un’onda di rispetto e democrazia».

Le parole di Papa Francesco, ci ricordano – o dovrebbero ricordarci – il valore essenziale che la politica – quella «buona» – ha nella costruzione, paziente ed operosa, del bene comune. Il rispetto delle Istituzioni e degli uomini che le rappresentano senza distinzione di maggioranza e minoranza, governo ed opposizioni, sindaci, assessori e consiglieri comunali.

Troppo spesso si assiste, al contrario, ad un’opera costante di demolizione della democrazia, sia nazionale che locale: tutto ed il contrario di tutto. Per ottenere un vantaggio momentaneo e un briciolo di visibilità in più, si gareggia in attacchi sempre più “urlati” o, per meglio dire, “postati” sui Social, e non di rado privi di qualsiasi fondamento reale per non dire concettuale. La verità, forse, è che ciò che manca è la visione e non ci può essere visione se non c’è cultura. Tutto ciò, alla lunga, conduce a delegittimare le stesse Istituzioni e chi le dovrebbe rappresentare a 360°; istituzioni, va chiarito anche questo, che rischiano, quindi, di apparire quasi svuotate del loro effettivo valore.

È urgente ristabilire, pur nella “sana” e ripeto “sana”, corretta e legittima dialettica politica, una sorta di “fair play istituzionale”, grazie al quale recuperare valori e regole condivise, spirito di servizio e rispetto delle persone e dei ruoli ricoperti. Tutti indistintamente. Tenendo bene a mente la tradizionale ciclicità della storia e l’avvicendamento dei ruoli.
Non appaia quindi esercizio inutile, ma viceversa utile e non più rimandabile, riprendere alcuni spunti di riflessione forniti dai massimi rappresentanti della Repubblica.

Qualche mese addietro, infatti, il Capo dello Stato, Sergio Mattarella, mise in evidenza la necessità di promuovere il senso delle istituzioni e la concordia: “Essere comunità di vita significa condividere alcuni valori fondamentali. Questi vanno praticati e testimoniati. Anzitutto da chi ha la responsabilità di rappresentare il popolo, a ogni livello. Non vi sarà rafforzamento della nostra società senza uno sviluppo della coscienza civica e senza una rinnovata etica dei doveri. […] Vi è un altro insidioso nemico della convivenza: quello dell’odio come strumento di lotta politica. […] Una società divisa, rissosa e in preda al risentimento, smarrisce il senso di comune appartenenza, distrugge i legami, minaccia la sua stessa sopravvivenza”.

È importante rileggere anche quanto Mattarella disse al cospetto delle Camere in occasione del suo giuramento: “In queste aule non si è espressione di un segmento della società o di interessi particolari, ma si è rappresentanti dell’intero popolo italiano e, tutti insieme, al servizio del Paese. […] Condizione primaria per riaccostare gli italiani alle istituzioni è intendere la politica come servizio al bene comune, patrimonio di ognuno e di tutti”.

Le parole del Presidente, pur non facendone menzione esplicita, trovano riscontro nella dottrina sociale della Chiesa, che afferma: “La necessità di istituzioni politiche, la cui finalità è quella di rendere accessibili alle persone i beni necessari — materiali, culturali, morali, spirituali — per condurre una vita veramente umana» (Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa, n. 168). «Il fine della vita sociale – prosegue il Compendio – è il bene comune storicamente realizzabile».

Seminare odio e divisione può apparire una via facile al consenso, ma è una strada che conduce tutti alla sconfitta. Solo il servizio concorde e disinteressato al bene comune è garanzia di futuro. È urgente non dimenticarlo.

1 comments
  1. La politica dovrebbe essere la ricerca del bene comune ma, molti politici preferiscono perseguire l’odio e la ricerca di un nemico a cui addossare colpe. Il tutto per nascondere la propria incapacità. Bell’articolo davvero.

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