La trasformazione dell’uomo in ragno e l’arma dello “ἰοίην” donataci da Saffo

Ogni qualvolta un bambino diviene adulto, si impantana nella sua stessa ragnatela per tutta la vita…

Ormai è risaputo che l’essere umano, così come lo conosciamo oggi, discende dalle scimmie. Darwin fu il capostipite di questa grande teoria, affermando che: “Non è la più forte delle specie che sopravvive, né la più intelligente, ma quella che si adatta meglio al cambiamento.” In effetti l’essere umano, è risaputo che non sia proprio un acume di intelligenza ma, sicuramente più portato al cambiamento, nel quale oramai noi uomini siamo coinvolti da anni, anzi, da secoli. Grazie al progresso scientifico, l’uomo è in grado di creare e distruggere la vita in un nanosecondo, così come è in grado di modificare il clima, istigare i popoli alle guerre ecc… E’ insomma capace di stravolgere il naturale ordine delle cose. Ad oggi però, se dovessimo forse paragonare l’essere umano ad un animale, lo paragoneremmo ad un ragno che, con le sue otto zampe, simula quest’ultimo nel suo essere multitasking, a tenere “le mani in pasta” ovunque e a cercare continuamente di combattere, con le sue mille sfaccettature, madre natura.

Il ragno, animale solitario che vive una vita tessendo la sua tela e intrappolandone le sue prede, una tela che diventerà il suo regno, la sua casa, e che un giorno diventerà la sua stessa tomba. Non è infatti inusuale vederlo, ormai morto, ingarbugliato in ciò che ha tessuto per una vita, con le zampe rannicchiate su se stesso, appeso a quello che lui stesso aveva creato, per vivere in solitudine la sua esistenza fatta di fili e prede intrappolate.

Il ragno è l’emblema della vita umana, infatti anche noi siamo abituati a tessere la nostra tela tramite le scelte di ogni giorno, scelte che spesso possono danneggiare gli altri (nostre prede) o privilegiarle nel caso in cui noi volessimo farlo. Viviamo la nostra vita impantanati in scelte che non ci appartengono, dettate da una società che ci condiziona e ci direziona in strade prestabilite e già studiate per ognuno di noi, con convenzioni sociali che pregiudicano la nostra libertà, e così come il ragno, rischiamo di morire soli, raggomitolati nelle nostre convinzioni e nei nostri castelli fatti di materialismo. Siamo accecati da tutto quello che ci viene offerto, senza andare oltre le cose.

“Andare oltre”, un pensiero meraviglioso che richiama il frammento 182 di una poesia di Saffo, dove vi è incisa una sola parola “ἰοίην”, ovvero “che io possa andare oltre”. Crediamo che non esista al mondo un augurio più grande di questo. Andare oltre alle sovrastrutture sociali, andare oltre alle chiusure mentali, andare oltre la pochezza dell’essere umano; superare ciò che ci fa stare fermi distruggendo la staticità, “ἰοίην” è proprio questo, un’arma a nostra disposizione che ci dà il potere di continuare ad evolverci in maniera più aulica e non artificialmente come ormai facciamo oggi. E così come il ragno muore appeso nella sua stessa tela, l’essere umano potrà evitare questa triste fine se solo riuscisse ad “andare oltre”.

Per questo noi di “Paise Miu”, auguriamo “ἰοίην” a tutti voi.

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