Dell’amore e di altre scelte

Dell'amore e di altre scelteTe lo voglio dire. A te che sei il mio tutto. A te che chiudi in un perimetro perfetto il mio nome e con esso tutto quello che vuoi da me. A te che pensi che dare un nome alle cose serva a riconoscerle e a difendersi. Te lo voglio dire. Io non so cosa sia l’amore. Se lo sapessi sarei il filosofo più grande della storia dell’umanità. Possiamo parlare di etica, che è una gran bella cosa; o di poesia, o di musica. O di politica e di sport. Ma non d’amore. Quel sentimento puro che non conosce impedimenti, che aguzza l’ingegno e fornisce energia. Più del sole, più del vento.

Rido.

So che non sai di cosa stiamo parlando. I confini della tua ragione tengono ben distinti i sospiri. Quelli da fidanzato, da marito, da amante. Da fidanzata, da moglie, da amante. Da essere umano comune. Senza offesa. Ma in fondo non lo so neppure io, te l’ho detto.
La senti questa musica? Pervade ogni parte del mio essere, e del tuo. Se ti fermi a pensare, a ricordare, perdi il filo conduttore dell’esistenza programmata a tavolino.

Scelta.

A volte fortemente voluta. Evoluta. Ma che cos’è questo benedetto amore? È quello che rassicura, consola, ti accompagna dal medico, assiste al parto, ti prepara la lasagna, ti stira le camicie, ti organizza il compleanno, scatta le foto di trentamila feste di famiglia, ti rammenda i calzini, sopporta il tuo russare che con gli anni diventa sempre più acuto, riprende le tue cadute con la telecamera sempre pronta … Le tue cadute di pelle, di braccia, di vita. Quello che ti conduce tranquillo verso la pace. Dei sensi e dell’anima. Quello che tace al cospetto delle tue paturnie, delle tue nevrosi, delle liti al lavoro, dei rimproveri del tuo superiore, quello dello sciroppo, della febbre, delle lenzuola condivise, delle occhiaie a primo mattino. Delle vacanze sdraio e ombrellone, e magari un po’ di frutta fresca, creme solari e teli colorati da riporre poi negli armadi estivi al cadere della prima foglia che annuncia l’autunno. Dei piatti da lavare, dei muri da ridipingere, del cane da portare a spasso. Quello dei ricordi, dei rimorsi, dei rimpianti, della gioventù. Dei segreti taciuti, delle aspettative incenerite, dei dolori ricacciati nell’angolo più remoto del pensiero e del cuore. Quello di accelerate cardiache che ogni volta ti fanno pensare ad un infarto e contestualmente te ne fanno infischiare.

Morirai? Morirai! Battere e levare. Musica, sinfonia d’eterno. Che niente conta se non quel momento. Riempitivo, dolcissimo. Tutto il resto fuori. Mani nelle mani. L’amore carnale, di carne. Che penetra in ogni spazio vitale e ne conduce la danza, la sincronizza, la ravviva, la cristallizza, la eternizza.

Poi finirà. Finirà? Ognuno mette il punto dove crede, quando crede. Pochi eletti si lasceranno comandare da questa felice e tormentata follia. Pochi capiranno che l’amore, quello del cuore e della pelle, non si sceglie, né si può ignorare. Tornerà sempre a chiederti il conto. Forse sarà un sogno, l’illusione di un ritorno da favola, il pensiero in una notte di vento, dove sembra che l’universo rechi messaggi chiari come la luce del sole in una contraddizione triste, deprimente, rassegnata, mortale. E sì che si può continuare a vivere anche quando dentro sei morto, che banalità. L’amore. Quel luogo dove non hai mai freddo, quel luogo che trasforma occhi insulsi in specchi enormi. Che ti chiama a distanze apparentemente incolmabili. Che senti all’improvviso o quando incontri un libro e una canzone. Che si prenderà gioco di te. Che ti regalerà il mondo, se tu glielo lascerai fare, dire, vivere. C’è in tutte queste manifestazioni. L’amore che è innamoramento perenne e immortale. E gioco, illusione, magia, eterno. E’ testamento. Quello che ti fa dire: non voglio nascere nell’altra vita, se non potrò trascorrerla con te. Come un fardello pesantissimo da portare, che non è mica da tutti mantenere un sentimento così totalizzante, impegnativo. Ecco, te l’ho voluto dire, ma non so se nella confusione di parole gridate, tu hai capito qualcosa. Io no, non ho compreso nulla. Io non so descriverlo. Io non conosco niente dell’amore. Tranne te, amore mio.

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