Spesso ci si chiede perché andare in chiesa a pregare, in fondo Dio è ovunque e ogni posto può essere quello giusto, ma se da un lato questo corrisponde al vero e ci riconduce a qualcosa di molto intimo e personale, anche solo nella modalità del farlo, dall’altro la preghiera comunitaria ci richiama a ciò che effettivamente siamo, ossia, parte di un tutto. Il grande valore che può assumere il pregare insieme ci indica la giusta via verso quel forte senso immersivo che la chiesa, in quanto luogo protetto e sacro, può offrire. Le persone vi entrano per ammirarne la bellezza architettonica, i dipinti, le statue, le reliquie, ma anche per affidare i propri pensieri, per riflettere nel silenzio sul proprio agire, per meditare sul da farsi, cercare risposte e celebrare la parola Dio. Quante preghiere e quante “parole” scelte con cura e attenzione si possono ascoltare, parole che danno conforto, sostegno nei momenti di difficoltà, che spiegano il Vangelo e il mistero della vita, del Dio Uno e Trino, del Suo essersi fatto bambino fino al donarsi alla croce per far comprendere il senso della fragilità umana.
Alla vigilia del Battesimo di Gesù, il Coro liturgico polifonico della Cattedrale di Lecce, su invito del vicario ad omnia, don Vito Caputo, ha preso parte ad un intenso momento di preghiera comunitaria, che ha reso possibile, nel corso dell’Adorazione Eucaristica, meditare su questo importante evento e, come ascoltato nelle letture “ricominciare un cammino di fede”. Durante la preghiera comunitaria la parola liturgica si è fatta canto e poi ha dato spazio al silenzio e alla riflessione. Ogni gesto e ritualità, dall’accensione dell’incenso alla manifestazione dell’ostensorio ha rivelato il suo profondo significato. “La Chiesa è nata nel Cenacolo quando era raccolta, con Maria, nella preghiera”. In quella preghiera che è come un collante che unisce e rende ancora più forti mentre ciascuno è chiamato a far parte della “comunità di salvezza, come membro attivo e responsabile nella fede e nell’amore”.