Il coraggio e le scuse di Placido Domingo

Il noto passo manzoniano, tratto da I Promessi Sposi, che sottolinea, nella celebre risposta giustificatoria al cardinale Borromeo, la paura di don Abbondio verso don Rodrigo: «Il coraggio, uno, se non ce l’ha, mica se lo può dare», offre l’occasione per qualche riflessione sul chiedere scusa quando sbagliamo.

Entrando in medias res riporto una notizia molto interessante: il famoso cantante lirico e direttore d’orchestra Placido Domingo dopo il silenzio trova il coraggio di chiedere scusa per il suo insuccesso nelle performance artistiche all’Arena di Verona.

I fatti si riferiscono al 25 agosto scorso quando, durante il “Verdi Opera Night” il maestro, nel cantare Macbeth manifesta amnesie tanto da uscire di scena prima del previsto, additando l’accaduto ad un abbassamento di voce. A peggiorare la situazione, il giorno successivo, la sua criticata prestazione in veste di direttore d’orchestra per Turandot. Si pensi che la stessa orchestra, alla fine dell’opera, decide di non alzarsi, per i consueti applausi da parte del pubblico, declinando l’invito del maestro che confessa: «Un gesto che, non lo nascondo, mi ha molto ferito». Sono parole tratte da una sua lettera di scuse indirizzata al sindaco (anche presidente della Fondazione Arena) e alla sovrintendente in cui egli esprime il suo sconforto: «Un dispiacere grande tanto quanto l’amore che porto nel cuore per l’Arena».

Tra i vari passaggi altre affermazioni del genere: «Non ci sono scusanti, in quei giorni a Verona ammetto di essere stato molto provato, per stare sul palcoscenico e ancora di più sul podio la concentrazione è fondamentale», poi quasi a voler convincere della buona fede nel giustificare certi errori: «ho comunque cercato di dare il massimo per il pubblico».

Della vicenda colpisce l’umiltà da parte del musicista spagnolo che, riconosciuti gli errori, trova il coraggio di scusarsi attraverso un mea culpa. Per molti tutto ciò può sembrare ovvio ma, se apriamo i cassetti della nostra memoria, chissà quante volte abbiamo subito o procurato, per errore, danni a persone senza ricevere o riferire le dovute scuse.

Volendo tentare una lettura più pragmatica ed accogliendo l’idea che l’errore è insito nella natura umana, non dobbiamo dimenticare che: «è solo dell’ignorante perseverare nell’errore» (Cicerone). Ecco allora l’insegnamento che dovremmo trarre, soprattutto per chi svolge una professione in cui si mette a repentaglio la dignità, la salute e la professionalità degli altri. Dobbiamo essere più coscienziosi, evitare la presunzione, essere meno orgogliosi, il sentirsi infallibili evitando che non accada il peggio. Allora, per tornare alla notizia, pur accogliendo che «ogni errore umano merita perdono» (Livio), ricordiamoci che c’è un limite a tutto.

Sono dell’idea che appena si sente ‘scricchiolare’ qualcosa bisognerebbe sforzarsi di trovare quel coraggio che ci permetta di continuare ad esercitare ciò che amiamo ma, se le condizioni di salute lo permettono, rimodulando nel modo più naturale come accade spesso, per esempio, con gli ex calciatori che diventano allenatori, tenendo conto del loro cursus honorum.

Maestro Domingo, nel congratularmi di aver raggiunto 81 anni all’insegna della sua poliedricità e del suo coraggio, perché continuare ad esporsi a stress e ansie quando invece potrebbe dedicarsi ad una vita più tranquilla, magari stando a contatto e condividendo con i giovani un tratto di strada?

Sarebbe bellissimo sentirla e vederla cantare e/o concertare opere liriche offrendo il suo insegnamento e la sua grande esperienza e restituendo ai giovani, ai maestri di domani, tutto ciò che ha ricevuto in dono.  In questo modo, da ‘grande maestro’ muterebbe il suo status in ‘maestro di vita’.

Infine ricordo che, quando non si ha più bisogno di dimostrare il proprio valore, vivere in tranquillità è cosa migliore rispetto a voler continuare a rincorrere il successo e la ‘felicità’ che, per sua natura, è discontinua e produce rischi.

L’importante è non cadere nelle abitudini e nel vivere nella routine perché ciò può anticipare la morte.

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