A Trepuzzi un workshop di formazione liturgica: “Cammina e canta”. Nostra intervista a Mons. Antonio Parisi

Abbiamo avuto il privilegio di incontrare Monsignor Parisi nella Parrocchia “Santa Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe” di Trepuzzi (Le), nel corso del primo workshop di formazione Liturgico Musicale “Canta e Cammina” dedicato ai Ministeri Musicale a servizio della celebrazione, nella mattinata di sabato 25 maggio 2024.

Il Canto non è solo un momento piacevole della Celebrazione liturgica, ma un momento di comunità. Perché è importante parlare di formazione liturgica musicale?

Il canto all’interno della celebrazione diventa un momento rituale, diventa preghiera cantata. Questa realtà è fondamentale per tutte le scelte che poi si compiono: testi, melodie, strumenti, animatori musicisti, sono tutti a servizio della celebrazione. La musica liturgica è musica per, cioè in funzione del rito e dell’assemblea. Per realizzare tutto ciò occorre allora una seria preparazione e formazione spirituale, liturgica, musicale, pastorale, psicologica, pedagogica.

Solo così quel canto diventerà adatto a quella liturgia e farà esplodere il cuore dei fedeli.

Nella lettera apostolica scritta da Papa Francesco nel 2022 si distinguono due aspetti della liturgia. Come diffonderli alla comunità e definirne l’importanza?

Educare le persone alla liturgia e dalla liturgia. Praticamente un percorso di andata e ritorno. Si impara a celebrare, celebrando; così come si impara a cantare, cantando. La liturgia forma il vero cristiano; specialmente a Messa noi alimentiamo la nostra fede e la nostra vita cristiana.

Dobbiamo ancora approfondire la nostra partecipazione alla liturgia; si nota in giro abitudine, assuefazione, tradizionalismo. Occorre un risveglio generale sia nei vari ministri e sia nell’assemblea; un rinnovamento che ci faccia riscoprire l’arte del celebrare.

La liturgia, di fatto, ci consente di ascoltare e immaginare Dio nella Celebrazione dei Misteri. Come riuscire a mettere la parola al servizio della melodia?

Innanzitutto, parliamo della parola con la p maiuscola; cioè la parola che dobbiamo melodizzare è la parola biblica, liturgica e poetica. Non ogni testo è adatto alla liturgia, non ogni testo può essere introdotto nel rito senza una verifica. Solo quel testo potrà essere rivestito da una melodia appropriata ed esprimere così la lode cantata dell’assemblea. Testo e melodia diventano così un tutt’uno indivisibile. Naturalmente è anche importante che quel canto – testo e musica – sia eseguito in maniera appropriata e dignitosa.

“Cantare amantis est” diceva Sant’Agostino, e Monsignor Parisi?

Il canto salverà la liturgia, aggiungo io. Ma un canto ben fatto, pertinente, eseguito a regola d’arte. Un canto segno e simbolo della celebrazione; un canto semplice, un canto liturgico, un canto che diventa rito e accompagna i vari riti.

Che differenza c’è tra la Musica Sacra, la Musica Liturgica e la Musica Rituale?

Tanti equivoci o discussioni verrebbero meno se comprendiamo bene i termini che utilizziamo. Esiste una musica religiosa, contenitore molto ampio in cui inseriamo canti tradizionali e tutti quei canti generici che non hanno necessariamente un testo sacro. Poi viene una seconda categoria, la musica sacra; è tutta quella musica che ha un testo sacro, ma non è stata scritta per la liturgia. Basti pensare alle grandi messe orchestrali che quasi tutti i grandi compositori classici hanno composto nei secoli passati. Grande musica, ma per la difficoltà esecutiva, per la durata non adatta ai tempi liturgici, per la complessità di tutto l’apparato, diventa, per la maggior parte delle volte, difficile da inserire in una vera celebrazione. Avremmo in questo caso un concerto più messa. Poi abbiamo l’altro termine di musica liturgica, ed è il termine adatto al canto sacro. È quella musica composta per essere inserita in una celebrazione: messa, sacramenti vari e altre celebrazioni. È musica composta e destinata per quella celebrazione e per quella assemblea concreta. Infine, la musica rituale, meglio il canto rituale, diventa un tutt’uno con il rito che stiamo vivendo; per esempio, un salmo responsoriale o un Alleluia, diventano canto rituale; sono essi stessi un rito.

Il rito liturgico prevede: Silenzio, Ascolto e Partecipazione. Come riuscire ad incentivare ed educare le nuove generazioni?

Oggi è in crisi la Chiesa perché è in crisi la liturgia. Per i cristiani praticanti domenicali, la messa diventa l’unico momento settimanale in cui come comunità incontriamo il Signore e lo celebriamo presente nell’assemblea.

Bisogna approfondire la propria fede, farla crescere e solo così avremo delle assemblee preparate e disposte a cantare. Un cuore che ama esplode nella gioia; molti cristiani domenicali annunciano solo stanchezza e abitudine.

Il canto potrà aiutare i fedeli a riscoprire la bellezza della vita cristiana; potrà essere uno strumento adatto per levare gli occhi al cielo e cantare il canto dei redenti.

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Nato il 1947 a Noicàttaro (BA), sacerdote dal 1971, studi teologici al Seminario Regionale di Molfetta, diplomato in Organo nel 1976 e docente presso il Conservatorio “N. Piccinni” di Bari.

Consulente per la musica sacra per oltre vent’anni presso l’ULN, attualmente membro della Consulta Nazionale dell’ULN della CEI.

Direttore da oltre 25 anni dell’Ufficio Diocesano di Musica sacra della Diocesi di Bari-Bitonto e dell’Istituto di musica per la liturgia. Animatore dell’attività culturale in Diocesi, è responsabile della Rassegna “Notti Sacre”, presidente dell’Auditorium Diocesano Vallisa, direttore del Coro Diocesano. Impegnato a livello nazionale per incontri di formazione liturgico-musicale.

Autore di circa 370 canti liturgici, tutti pubblicati presso le edizioni Paoline e la Carrara di Bergamo, diffusi in tutta Italia. Pubblica per le riviste: Vita Pastorale, La Vita in Cristo e nella Chiesa, Rivista di Pastorale Liturgica. Dirige la Rivista on line “Psallite.net”.

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