“VOMITIAMO SU QUESTO MONDIALE”: ombre e corruzione parole d’ordine dei Mondiali

L’edizione 2022 dei Mondiali di calcio in Qatar ha preso avvio nel pomeriggio di Domenica 20 Novembre con il match Qatar- Ecuador. Si tratta di un’edizione assai anomala: mai era capitato di giocare una competizione così importante in inverno; di solito essa si articolava in estate, alla fine dei campionati di calcio nazionali. Parliamo dunque di un mondiale invernale, che ha causato lo stravolgimento dei campionati nazionali, partiti all’inizio di agosto, infittiti di partite infrasettimanali (incluse le coppe europee, Champions League in primis), interrotti a metà novembre per essere poi ripresi a gennaio. Un tour de force che probabilmente nuocerà alla tenuta fisica dei calciatori. A far storcere il naso ai più in tutto il mondo non è solo questo. Difatti, questa edizione della Coppa del Mondo, accanto a lustrini e paillettes, è accompagnata da ombre, dubbi e numerose polemiche, a cui si è unita anche la frangia più fervente del tifo giallorosso, che nella notte di Venerdì 18 Novembre ha affisso sui cancelli della Curva Nord dello Stadio “Via del Mare” di Lecce uno striscione che recita “Qatar 2022: sporco di sangue, corrotto e surreale. Vomitiamo su questo Mondiale!”. Quali sono i motivi dietro a tali proteste e frasi? Morti sul lavoro, mancata tutela dei diritti delle minoranze e manco riconoscimento della parità femminile, accuse di “sport washing”, ma andiamo con ordine. Prima di analizzare i problemi dell’edizione qatariota della Coppa del Mondo, occorre soffermarsi sulle ombre di corruzione dietro la scelta del Qatar, Paese privo di tradizione calcistica, come sede del Mondiale da parte del comitato esecutivo della Fifa. Abbiamo visto tutti, nel 2015, come il “Fifagate” abbia spiegato a milioni di appassionati di calcio che il sistema che governa il calcio era corrotto dalla testa ai piedi, e sicuramente la scelta, nel 2010 a Zurigo da parte dei 22 membri del comitato esecutivo della FIFA, di assegnare il mondiale al piccolo Stato del golfo è stata uno dei momenti fondamentali per palesarlo al mondo intero. Al Qatar sono bastati 14 voti per ottenere l’assegnazione del Mondiale. Secondo quanto ha dichiarato Sepp Blatter, padrino della “Fifa”, al tempo della votazione (2010),il presidente francese Nicolas Sarkozy, in contatto con il principe ereditario del Qatar, avrebbe chiesto all’allora presidente della Uefa Michel Platini di fare il possibile per assegnare il torneo al paese arabo. Il fondato sospetto di “mondiali comprati” dovrebbe essere sufficiente a boicottarli.

Nonostante ciò, come riporta “La Gazzetta dello Sport”, il Qatar per questa Coppa ha messo in campo tutte le sue forze. Sei stadi sono stati costruiti da zero e uno è stato ammodernato. Sono nati un aeroporto, la metropolitana, strade, un centinaio di hotel, perché lo sport è la chiave sfruttata dal Paese per proporsi come riferimento nel Medio Oriente e ponte con l’Occidente. In ogni caso, il problema centrale è quello dei diritti. Il Qatar è uno Stato dalla profonda anima conservatrice, basti pensare che l’ambasciatore dei mondiali Khalid Salman in un’intervista ha dichiarato: “I gay sono malati mentali e dovranno adeguarsi alle leggi di casa” , intendendosi per “legge di casa” l’articolo 285 del Codice Penale del Paese, che punisce le relazioni extraconiugali, anche omossessuali, con la reclusione fino a 7 anni. Il mondo ha reagito e per giorni si è discusso delle fasce arcobaleno per i capitani, non consentite, del boicottaggio da maxischermo di Parigi, dei 16 calciatori dell’Australia che hanno chiesto cambiamenti in merito ai diritti Lgbt+.

Un altro dei temi scottanti di questi Mondiali è lo sfruttamento dei lavoratori. In una estesa inchiesta, il quotidiano inglese Guardian ha raccolto tutti gli aspetti che inchiodano le autorità del Qatar sul fronte dei diritti umani, dimostrando quanto sia alto il costo umano pagato per queste quattro settimane di torneo dai lavoratori migranti

I lavoratori provenienti da India, Pakistan, Nepal, Bangladesh e Sri Lanka, morti in Qatar tra il 2010 e il 2021 per realizzare le mega opere legate ai Mondiali come l’aeroporto a forma di vela, il ponte verso il Bahrain, le nuove strade costate 20 miliardi di dollari, sono oltre 6.500, secondo il giornale inglese. Mentre sarebbero 100.000 (cifra minima) il numero di lavoratori migranti che Amnesty International ritiene siano stati sfruttati e abbiano subito abusi a causa di leggi sul lavoro poco rigorose e di un accesso insufficiente alla giustizia.

Come se non bastasse, sembrerebbe che le autorità qatariote abbiano pagato centinaia di migranti affinché si fingano tifosi delle varie nazionali di calcio, ma se da una parte ci sono i finti tifosi e gli influencer pagati, dall’altra ci sono milioni di persone che le coppe del Mondo le hanno sempre seguite e avrebbero voluto fare lo stesso anche quest’anno, se non fosse che in Qatar non è così semplice e per coloro che ce la faranno le condizioni non saranno certo ottimali: si parla di 200/300 euro a notte per dormire in veri e propri container piazzati alla periferia di Doha in mezzo alle tempeste di sabbia. Infine, l’ultimo colpo è arrivato a due giorni di distanza dall’inizio delle partite: vietata la vendita di bevande alcoliche all’interno e nei pressi degli stadi. La comunicazione arriva dalla FIFA, che avrà non pochi problemi con l’azienda produttrice di birra Budweiser, tra i suoi principali sponsor.

Tutto ciò porta a una sola conclusione: i grandi eventi dello sport non riguardano mai solo lo sport, politica e business sono sempre congiunti. Ad oggi ormai i giochi sono fatti e boicottare la visione delle partite( seppur legittimo da parte di noi italiani, visto il flop della qualificazione azzurra) servirebbe a poco.  Resta dunque l’amaro in bocca per non aver assistito al risveglio delle coscienze prima, quando qualcosa era ancora possibile.

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