“Tra le onde gravitazionali” spicca Paola Leaci, salentina e novolese DOC: “A tutti i giovani consiglio di inseguire sempre i propri sogni”

Paola LeaciNovoli (Le)  – Ci sono date che costringono le case editrici a riscrivere i libri, e l’11 febbraio 2016 avrà per forza di cose un capitolo a parte su tutti i testi di fisica e di scienza. I ricercatori dei due sistemi interferometrici, Laser Interferometer Gravitational-Wave Observatory (LIGO) a Hanford (Washington) a Livingston (Louisiana) e VIRGO a Pisa, annunciano al mondo che “le onde gravitazionali sono state osservate grazie alla collisione di due enormi buchi neri”.
È l’annuncio del secolo, lo possiamo ben dire, perché è nel novembre del 1915 che Albert Einstein illustrò la sua Teoria della relatività generale nella quale parlava di onde gravitazionali, da allora nessuno era riuscito a provare nulla. Sono serviti 100 anni per poter dire che aveva ragione.

Nel team di scienziati che hanno ottenuto questo strabiliante risultato c’è Paola Leaci, trentacinquenne, salentina e novolese DOC. Si laurea in Fisica (con il vecchio ordinamento), nel 2004 presso l’Università del Salento con una Tesi sulla “Simulazione di spettri marziani nell’infrarosso”; nel 2008 si sposta a Trento per un Dottorato di Ricerca presso il Dipartimento di Fisica dell’Università degli Studi di Trento,  e vince il concorso internazionale per lavorare al Max Planck Institut fuer Gravitationsphysik di Hannover/Golm (Germania), dove rimane per sei anni e mezzo, e inizia ad essere parte integrante del progetto “sull’analisi dati di onde gravitazionali continue” all’interno della Collaborazione Scientifica LIGO-Virgo. Uno dei tanti cervelli in fuga? Potremmo dire di sì ma ora Paola lavora, grazie ad un programma di rientro intitolato a Rita Levi Montalcini, cui ha avuto accesso dopo aver concorso e vinto, presso il Dipartimento di Fisica della Sapienza di Roma. E quando può è felice di poter tornare nel Salento.

Orgogliosi di averla come concittadina l’abbiamo raggiunta per intervistarla.

Ci spieghi, se possibile in modo semplice, cosa sono le onde gravitazionali e dove hanno origine.
«Le onde gravitazionali, predette dalla teoria della Relatività Generale di Einstein nel 1916, sono increspature dello spazio-tempo che si propagano alla velocità della luce e sono prodotte da accelerazioni di masse a simmetria non assiale. Le abbiamo osservate direttamente per la prima volta il 14 Settembre 2015, analizzando i dati raccolti dai due rivelatori americani LIGO della collaborazione LIGO-Virgo. Si tratta di un segnale prodotto dalla fusione di due buchi neri – processo questo mai osservato finora – con massa pari a circa 30 volte quella del Sole e distanti più di un miliardo di anni luce da noi. Infatti parliamo di due scoperte: 1) la prima osservazione diretta di onde gravitazionali e 2) la prima osservazione diretta della collisione di due buchi neri che si fondono per formarne uno nuovo».

Perché le onde gravitazionali sono così importanti per il futuro dell’astronomia? E quali sono gli scenari futuristici che si aprono di fronte a noi?
«La scoperta scientifica annunciata costituisce una importantissima conferma della teoria della Relatività Generale di Einstein. Essa apre un nuovo capitolo della Fisica delle Interazioni Fondamentali e inaugura l’Astronomia Gravitazionale, una nuova “finestra” di osservazione dell’Universo, che può fornire informazioni non accessibili ai rivelatori elettromagnetici».

Quindi, i buchi neri adesso sono “oggetti” reali… nelle equazioni di Einstein era previsto, all’interno del buco nero un “cunicolo spaziotemporale” (wormhole), ad oggi è pura fantascienza ma, volendo chiudere gli occhi e sognare un po’, possiamo immaginare di poter viaggiare attraverso il tempo?
«Il violento processo di collisione osservato è caratterizzato da un rilascio di energia pari a tre volte la massa del Sole, ma risulta invisibile. Le onde gravitazionali, che sono in grado di attraversare indisturbate profondi strati di materia, risultano quindi l’unico messaggero in grado di fornire informazioni su ciò che è veramente accaduto. Averle trovate significa perciò anche guardare indietro nel tempo e conoscere i dettagli dei primissimi istanti di vita dell’Universo».

Per scherzare un po’, lo immagina Einstein che sogghigna affacciato al balcone dell’Universo?
«Penso che Einstein sarebbe molto contento. La gloria di questi giorni va soprattutto a lui».

Infine, un consiglio a tutti i ragazzi che hanno un sogno ma si sentono penalizzati dalle difficoltà enormi di inserimento nel mondo del lavoro.
«Consiglio a tutti di inseguire i propri sogni senza paura e senza arrendersi alle varie difficoltà che la vita ci riserva». 

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