Lecce: per il centrodestra è finita?

Lecce – È sotto gli occhi di tutti che per il centrodestra non vi è più nessuna chance per i prossimi venti anni. Si è ridotta ad un cumulo di nostalgici che insistono nelle vecchie pratiche della Seconda Repubblica. Il centrodestra, infatti, non si è evoluto e non può evolversi, mancando dell’intellighenzia, che invece a sinistra abbonda. Così non è più sua la Regione, non è più sua la Provincia, non è più suo il Comune di Lecce, a Roma sono ridotte al minimo le presenze e non pochi sono i guai giudiziari. Solo alcuni capisaldi, di modesta rilevanza, sono rimasti sotto il suo controllo, dai quali deve ricominciare. Si prevede per il centrodestra leccese un lungo periodo di purificazione e di ripulitura, duro e che selezionerà solo i più creativi, quelli che avranno la maggiore forza culturale, intesa nell’accezione più ampia.

Gaetano Messuti

Neanche Gaetano Messuti pare salvarsi, avendo probabilmente perso le componenti intellettuali del gruppo di Sentire Civico, che avrebbero potuto costituire il nuovo e la novità di centrodestra nel Salento. Al fianco di Sentire Civico spesso s’è trovato anche Movimento in Libertà di Luca Russo, molto attivo tempo fa, ma al di là di qualche polemica d’opposizione, quest’ultimo non pare mostri una struttura preoccupante per la governance leccese, sia per il presente sia per il futuro, perché tutto lascia immaginare che sia di tipo estremamente elementare.

E tutto ciò mentre la destra trionfa dappertutto… Ma quali le cause di simile debacle? Perché il centrodestra leccese è in netta controtendenza rispetto agli andamenti generali? È da considerarsi probabile che essa sia stata vittima del suo stesso pragmatismo portato all’esasperazione, che all’interno ha dato vita a lotte intestine centrate su ruoli ed incarichi di una dirigenza oramai disillusa e fin troppo essenziale; all’esterno è parere diffuso che ha considerato il cittadino solamente come elemento votante e da tassare nonché da stordire con poche e banali promesse. E i leccesi, tradizionalmente di destra, non ci sono stati, non hanno gradito simile dirigenza ed l’hanno abbandonata uno dopo l’altro, per approdare al centrosinistra ed ai Pentastellati, intonsi e credibili, nonostante le posizioni di questi non siano felicissime in prospettiva.

Il centrodestra leccese pare che non sogni più, se non in senso materialistico in termini stretti e un po’ volgari, ed è privo soprattutto di una leadership, a tal punto che oramai appare all’elettore medio-alto come una piccola barca senza rematore che va alla deriva. Da qui, appare difficile che il centrodestra nel breve possa catalizzare e coagulare interessi di qualsivoglia genere, sia a monte sia a valle. E, nell’attesa che emerga una nuova dirigenza, più motivata e creativa, più capace di governare con nuovi sistemi e costruzioni dialettico-ideali, il centrosinistra con l’ultima conquista, quella della Provincia, pare che al momento costituisca l’unico caposaldo garante dell’ordine e del benessere.

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