Corti tributarie, Chiarelli (UDC): i tagli previsti rappresenterebbero un errore

Per l’UDC tale proposta rappresenta “un film già visto dieci anni fa” con il tentato accorpamento delle Corti d’Appello e invita il Governo ad una revisione di tale ridimensionamento.

L’ipotesi di una riduzione significativa del 62% dei 103 tribunali fiscali italiani di primo grado sta sollevando preoccupazioni e dibattiti accesi. Tale riduzione, se attuata, potrebbe rivoluzionare il sistema giudiziario fiscale italiano con conseguenze profonde per l’accesso alla giustizia.

La proposta di razionalizzazione dei tribunali fiscali, giustificata con ragioni legate al risparmio economico e di efficienza operativa, richiama scenari simili a quelli già discussi in passato. Il tentativo del ministro Orlando di accorpare le Corti d’Appello suscitò reazioni analoghe.

«Un film già visto quando dieci anni fa il ministro Orlando voleva accorpare le Corti d’Appello» è il commento dell’on. Gianfranco Chiarelli, vice segretario nazionale e commissario regionale in Puglia dell’UDC. «All’epoca – segnala l’on. Chiarelli, che da avvocato conosce bene l’argomento – conducemmo una grande battaglia in Parlamento e, insieme a tutti gli operatori forensi, riuscimmo ad evitare tagli lineari che non avrebbero comportato grandi risparmi ma sicuramente avrebbero causato disagi ai cittadini»

La riforma 130/2022, finalizzata a un’ottimizzazione del corpo giudiziario, porterà a una notevole diminuzione dei giudici disponibili, un aspetto che il MEF intende perseguire con questa drastica proposta di ridimensionamento.

Il dibattito si estende inevitabilmente al confronto politico, con l’on. Chiarelli che invita il governo Meloni a non ripetere gli errori dei precedenti esecutivi, che hanno tentato di implementare tagli simili senza successo.

L’esigenza, secondo il Vicesegretario dell’UDC, è di rafforzare e non ridurre le strutture giudiziarie, per garantire un accesso equo e efficiente alla giustizia fiscale: «accorpamenti e riduzione dei giudici insieme avranno l’unica conseguenza di un ulteriore allungamento dei tempi con gravi disagi per l’utenza costretta peraltro a lunghi spostamenti per raggiungere le poche sedi che resterebbero operative».

La questione è ora al centro dell’attenzione non solo dei professionisti del settore, ma anche di tutti i cittadini: «si opera in termini ragionieristici senza tenere conto delle reali esigenze dell’utenza. In Puglia, in particolare, lo sviluppo geografico e le relative lunghe distanze tra le province costituiscono un ulteriore motivo di disagio per operatori e cittadini. Nel passato come centro-destra ci siamo opposti ai tagli lineari: oggi chiediamo al governo Meloni, che sosteniamo con convinzione, di andare oltre una mera gestione finanziaria, rafforzando le strutture giudiziarie sui territori».

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