Bellanova, oltre i partitismi un’opportunità per il Salento

Roma – Nel giorno della condanna della Corte di giustizia dell’Unione Europea nei confronti dell’Italia per i ritardi nell’applicazione delle norme anti-xylella, giunge forse una buona notizia dai palazzi del Governo. Teresa Bellanova, pugliese e salentina, militante nel Partito Democratico e con alle spalle un lungo trascorso nelle file della CGIL sarà l’inquilina del dicastero delle Politiche Agricole.

La nomina, nel Conte-bis, arriva in un momento particolarmente delicato per il Salento. Oltre alla condanna subita in sede europea per primo inadempimento, che prevede a carico dell’Italia solo il pagamento delle spese processuali, ciò che maggiormente preoccupa è l’incrinatura dei rapporti con Bruxelles. Sin dal lontano 2015, l’Unione Europea aveva individuato come unica soluzione l’abbattimento degli ulivi infetti per il contenimento della xylella, a fronte dell’assenza di cure scientificamente efficaci.

E il paradosso è tutto qui.
L’olivicoltura pugliese è in ginocchio per colpa di un batterio introdotto in seguito alle politiche commerciali europee attraverso i porti del nord Europa, direttamente dall’America centro-meridionale. Ed ora a pagarne le conseguenze è una comunità di una piccola regione di uno stato membro che fino a qualche anno fa risultava essere il primo produttore mondiale di olio. In tutto ciò da Bruxelles sono giunte, fino ad ora, solo raccomandazioni ed intimazioni di intervento, senza alcun incentivo economico a sostegno di un territorio la cui economia è martoriata.

La parola “fine” per molte imprese, frantoi, vivai è già arrivata. Molti imprenditori hanno già svenduto i loro macchinari per la molitura in Marocco e Tunisia. Non c’è più tempo, e la nomina di un ministro salentino è sicuramente l’ultima spiaggia per chi ha ostinatamente resistito tutti questi anni a fronte di una produzione calata di oltre il 70%.

Sostegno economico per gli addetti ai lavori ed i frantoi, meno burocrazia per l’espianto degli ulivi disseccati, e vincolo di reimpianto nei territori interessati dal batterio. Sono questi i capisaldi di una manovra dolorosa ma necessaria che dovrà necessariamente essere adottata nelle stanze romane di via XX Settembre, dapprima per impedire l’avanzata verso nord della xylella fastidiosa e soprattutto per pianificare la ripresa produttiva in pochi anni.

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