Happy birthday, maestro Samale

Ripensando al dialogo tra Rodolfo e Mimì, prima della celeberrima aria “Mi chiamano Mimì” da La Bohème di Giacomo Puccini per non pochi aspetti viene naturale associare il giovane innamorato alla figura di Nicola Samale, un musicista sui generis. Ecco il breve passo in cui Rodolfo si racconta a Mimì: «Chi son? Sono un poeta. Che cosa faccio? Scrivo. E come vivo? Vivo. In povertà mia lieta scialo da gran signore rime ed inni d’amore. Per sogni e per chimere e per castelli in aria, l’anima ho milionaria».

Già da giovane Nicola, che a buon diritto può collocarsi tra quei pochi eletti perché “nani sulle spalle dei giganti”, ha tutte le carte in regola per presentarsi al suo amore (Euterpe, la musa della musica e della poesia lirica) come musicista a tutto tondo in quanto ben presto e per tutta la sua vita artistica compone, dirige orchestre, bande, insegna direzione d’orchestra in Conservatorio, trascrive, realizza interventi musicologici su grandi capolavori del passato, ecc. e, nonostante qualche fisiologica incomprensione come accade tra due innamorati, continua ad amare la sua musa. D’altronde, non poche coincidenze fanno pensare alla musica, per dirla con Goethe, come “eterno femminino” tanto che Wagner, nel suo Opera e dramma, non esita a fare il paragone tra musica e donna.

Samale è conosciuto in terra salentina anche perché è stato direttore artistico e principale dell’Orchestra Sinfonica di Lecce.

Nato il 14 settembre 1941 a Castelnuovo d’Istria (Fiume) si forma musicalmente a Roma presso il Conservatorio “Santa Cecilia” diplomandosi in Flauto, Composizione, Strumentazione per banda e Direzione d’orchestra. In particolare, per la direzione d’orchestra è allievo di Franco Ferrara e si perfeziona, tra gli altri, con il celebre Hermann Scherchen.

La vittoria ad alcuni concorsi tra il 1969-’70 (Cantelli di Milano, secondo classificato, primo premio Aidem di Firenze e primo assoluto nella “Rassegna giovani direttori italiani” della RAI) lo porta a dirigere nei più importanti teatri italiani e in diversi paesi del mondo.

Oltre che compositore versatile (ha scritto 12 opere di cui 6 già rappresentate, ma anche per orchestra, brani cameristici e per il cinema), si segnala la ricostruzione, insieme a Giuseppe Mazzuca, e poi con John Philips, del finale della IX Sinfonia di Anton Bruckner, un lavoro talmente apprezzato da essere eseguito dai Berliner Philharmoniker diretti da Sir Simon Rattle e inciso sotto la direzione di Eliahu Inbal, procurandogli l’attribuzione del “Diapason d’oro” (1988). Dello stesso anno si ricorda altresì la ricostruzione dello Scherzo e il Trio della Sinfonia in Si minore di Franz Schubert e nel 2001 quella della X Sinfonia di Mahler.

Nonostante un curriculum di tutto rispetto, egli preferisce rimanere un homo faber. Mentre molti suoi colleghi cercano di salire sul Parnaso, aspirando a ricoprire ruoli molto importanti nel panorama internazionale, il Maestro percorre sentieri diversi che lo portano ad una dedizione alla musica, concepita come servizio incondizionato. Ciò deriva dalla sua religiosità laica ed egli è consapevole di quanto “gli ultimi saranno i primi” decidendo pertanto di rimanere musicista umile (humilis) che non si fa sedurre dall’umano orgoglio per elevarsi dalla terra (humus), convinto che tutto abbia origine dal basso come accade dai suoni più gravi dell’orchestra (cfr. l’inizio del wagneriano Das Rheingold  Rheingold [L’oro del Reno]).

Non deve meravigliare se parte della sua attività artistica è dedicata al mondo delle bande proprio in una stagione molto critica in Italia, al punto che il maestro Riccardo Muti ha dovuto scendere più volte in campo per difenderle. Samale capta quest’emergenza e, tra i pochi, va in soccorso di esse rieducando tutti attraverso programmi senza tempo, ovvero i repertori classici.

Per questo motivo non è difficile immaginare il Nostro come musicista con i ‘piedi per terra’, dove la “terra” può diventare il ‘soggetto’ del suo mondo così come lo è il soggetto di fuga del falstaffiano “tutto nel mondo è burla, l’uomo è nato burlone” del quasi ottuagenario Giuseppe Verdi.  Ecco che il suo volare alto, leggero e non privo di ironia diventa anche il fraseggio delle sue interpretazioni volte a coinvolgere tutti convinto, per dirla con Pompeo, che nella vita “navigare necesse est”.

In questo giorno di festa per il maestro Samale gli formuliamo voti augurali e affettuosi per il raggiungimento di un importante traguardo, i suoi “primi” ottant’anni, grati infine per aver ricordato (quasi leitmotiv), in tutta la sua vita, quanto «l’esperienza ha poco da insegnare se non viene vissuta con umiltà» (Michelangelo).

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