Addio a Sylvano Bussotti

Il 19 settembre 2021, il quasi novantenne compositore fiorentino ci ha lasciato. Nato il 1° ottobre del 1931, da alcuni mesi si trovava in cura in una residenza milanese.

Inizia lo studio della musica con il violino ma ben presto si avvicina all’armonia e al contrappunto. Purtroppo, però, il giovane Sylvano è costretto ad interrompere la sua formazione a causa della guerra divenendo ben presto un celebre compositore autodidatta, avendo assorbito molti insegnamenti presso il Conservatorio «Luigi Cherubini» da Roberto Lupi e da Luigi Dallapiccola.  Determinanti inoltre gli anni di studio a Parigi (1956-58) con Max Deutsch, la conoscenza di Pierre Boulez e di Heinz-Klaus Metzger, approdando successivamente a Darmstadt, ove incontra John Cage.  Egli non è stato solo compositore ed interprete ma anche pittore, letterato, regista, scenografo, ecc. al punto che si può parlare di lui come un artista che ha saputo far dialogare i vari linguaggi.

Il teatro è quello che riesce a fondere tutti questi elementi e si attua in una sintesi perfetta nel BUSSOTTIOPERABALLET (B.O.B.) già dal 1965, intesa come espressione naturale della sua creatività.

Ha composto musica per teatro e balletti come Lorenzaccio (1958), La passion selon Sade (1965), I semi di Gramsci (1967-70), L’ispirazione (1988), Fedra’ncora (1994) ma anche per un solo strumento, musica da camera, per orchestra, ecc.

Lo ricordiamo inoltre per un uso particolare della notazione musicale tanto che i suoi lavori, già a prima vista, si rivelano opere d’arte. Ha ricoperto l’incarico di direttore artistico del Teatro La Fenice di Venezia e del Festival Pucciniano di Torre del Lago.

Ha svolto il ruolo di didatta nutrendo una stima particolare per la Scuola di Musica di Fiesole dove ha insegnato composizione ed analisi.

Negli Anni ’80 il sottoscritto, giovane studente, frequentava il primo anno del corso di composizione con il maestro Giacomo Manzoni.

È stato proprio in quel contesto che ho visto e conosciuto de visu Bussotti in quanto spesso passava a salutare il maestro Manzoni e noi studenti. Tutte le volte esordiva con questa espressione: «Buongiorno, musicisti in erba» e al nostro sorriso compiaciuto seguiva una sua qualche massima sulla musica concludendo la breve visita con la battuta del maestro Manzoni «adieu», quasi a voler ricordare il suo significativo legame con la Francia, mentre in qualche occasione quest’ultimo ricordava che il collega era un compositore pluripremiato e originale tra quelli della sua generazione.

In realtà lo avevo già conosciuto attraverso i suoi lavori, in particolare scoprendo e suonando in quegli anni una composizione dal titolo RARA per flauto diritto solo, constatando quanto, anche nella musica contemporanea, sia possibile cantare con uno strumento a fiato.

Adieu, Maestro Bussotti, certo di ricordarla come figura “Rara” del Novecento e della musica contemporanea.

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