La lingua italiana ai tempi del Coronavirus

“La nostra lingua è seminata di trabocchetti per gli stranieri che la studiano, figuriamoci per gli italiani che non la studiano mai” asseriva il noto scrittore, giornalista e personaggio televisivo Cesare Marchi.

Ma cos’è un dizionario? Un dizionario non è  altro che un oggetto in costante evoluzione. Ogni nuova edizione non contiene solo parole nuove, ma anche revisioni, modifiche o correzioni a volte infinitesimali.
Il lavoro non finisce mai, almeno finché una lingua è viva, ossia ci sono persone che la parlano.
Solo le lingue morte diventano statiche; per queste, il vocabolario diventa il mero repertorio delle parole già esistenti.

Sicuramente, ad ogni nuova edizione, l’attenzione delle persone viene focalizzata dall’elenco dei neologismi, ossia delle parole nuove entrate nel lemmario (insieme delle voci e delle locuzioni di un vocabolario).
Un neologismo viene registrato dal vocabolario se viene usato da un numero sufficiente di persone per un tempo abbastanza lungo e, se possibile, in contesti differenti.
Questi dati vengono carpiti da analisi statistiche su grandi raccolte di testi differenti, aggiornate a loro volta nel tempo.

Dal punto di vista puramente lessicografico, non c’è differenza tra neologismi endogeni (cioè formati con materiale linguistico italiano) e neologismi esogeni: il loro ingresso, non dipende dal gusto dei lessicografi, ma dalle abitudini dei parlanti.
Forse meno evidenti, ma non per questo meno numerosi o meno rilevanti, sono gli aggiornamenti alle definizioni.

Tra i nuovi ingressi, questa nuova edizione 2021non riporta il termine lockdown. L’opera contempla, invece, distanziamento. E sempre in tema, compare il paziente zero nonché, naturalmente, il Covid-19.

In alcuni casi, inoltre, vengono aggiunte accezioni interamente nuove alle parole; l’anno scorso successe ad amicizia, a cui venne aggiunto il significato, circoscritto all’ambito di internet, di relazione che si stabilisce fra due utenti Facebook quando esprimono reciproco consenso a condividere i contenuti del proprio profilo.

In altri casi, aggiornare le definizioni vuol dire aggiungere una specificazione ad un’accezione (che magari, nel tempo, è diventata dispregiativa o al contrario ha perso la connotazione dispregiativa).
Il punto è che, dovendo continuamente tenere conto dell’uso vivo di una lingua, il dizionario non può che mutare di conseguenza.
Nel momento in cui diventasse statico, non sarebbe più specchio fedele del presente linguistico che deve andare a descrivere.

Anche quest’anno, nello Zingarelli si troveranno non solo definizioni aggiornate e novità, ma anche la selezione di Parole da salvare come ad esempio: botolo, zampilli, salamelècchi; lemmi accanto ai quali è disegnato un fiorellino e che sono parole belle, ricche, espressive, spesso in semi-disuso, in ogni caso meno conosciute di una volta perché magari tipiche di un certo lessico oggi meno usato, ma che sarebbe un vero peccato perdere.

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