Dove batte il mio cuore, lì è casa

AlbiIl Salento è, per posizione geografica, terra di confine e questa connotazione naturale ha forgiato caratteri e modi di vita dei suoi abitanti che hanno sempre avuto come fondamento del loro essere il senso dell’accoglienza e dell’ospitalità.

Negli ultimi decenni la nostra terra non è stata solo meta di turisti o di popoli che operavano scambi commerciali o culturali, ma gli ingenti flussi migratori provenienti dal Sud del mondo, martoriato da guerre, dittature, miseria, diritti calpestati, legittimo desiderio di conoscenza, l’hanno trasformata in una sorta di chimera, un sogno da realizzare, quello che nei primi decenni del secolo scorso è stata ‘La Merica’ per molti dei nostri nonni.

Non è forse vero, infatti, che in ciascuna delle nostre famiglie c’è almeno uno zio che è andato a cercare lavoro e futuro in terre sconosciute, lontane e dispensatrici, almeno nell’immaginario, di sogni? E alcuni di loro hanno trasformato quelle terre in nuove Patrie, in doppie Patrie, restandoci per sempre. Rinunciando a ritorni sognati, edificando futuri misti, ricchi di progetti e speranza. Soffrendo molto, a volte.

Il discorso sulle emergenze migratorie e relative responsabilità è complesso e certamente di respiro europeo, dunque non ci soffermeremo su questi aspetti; piuttosto, calcolando che nei nostri paesi, ci sono piccole comunità di stranieri, ci piace rivolgere verso di loro uno sguardo amico e fare una chiacchierata che ci dia, tra l’altro, un punto di vista diverso da quello che può essere il nostro. Vediamo come vivono Novoli e a Novoli.

Incontriamo Alioune Samb Dieng, un giovane uomo di 40 anni, originario del Senegal. Laureato in Marketing all’Università di Dakar, perfetta conoscenza di lingue inglese, francese e italiana, autore di testi teatrali, poeta, musicista. La sua avventura europea comincia cinque anni fa quando con un gruppo di amici musicisti giunge in Svizzera dove si trattiene solo pochi giorni. Poi arriva in Italia, a Como, e ci resta tre anni. Per tutto quel tempo lavora in un Centro Logistico a Desio (Mi); durante una vacanza in Puglia incontra una ragazza italiana e dopo un po’ di tempo, insieme decidono di metter su famiglia, si sposano, e vengono ad abitare a Novoli.

Parliamone …

Cosa ti ha portato a lasciare il tuo Paese?
Essenzialmente il desiderio di conoscere il mondo. Non sono fuggito da situazioni di miseria o degrado o sofferenza.

Dopo un po’ di anni trascorsi al Nord, sei approdato a Novoli. Com’è stato l’impatto con il nostro paese?
Non dei migliori. Un po’ di sguardi e atteggiamenti sospettosi. Addirittura parole rivolte senza alcun rispetto da parte di qualcuno in particolare, situazioni che ho però saputo subito affrontare e chiarire.

La cosa ti ha infastidito?
Io capisco che a volte si ha paura di quel che non si conosce, so che alcune persone, chiamiamole straniere, si sono magari comportate male, ma la generalizzazione non è giusta.

Quando hai incontrato comportamenti che ti sono sembrati ostili, come hai reagito?
Io credo che l’integrazione si faccia tra due attori, che hanno pari importanza e dignità: chi arriva e chi ospita. Bisogna capirsi, chiarirsi e rispettarsi. Solo allora c’è possibilità di una buona convivenza. Dunque, nel momento in cui ho incontrato comportamenti scorretti, ci ho tenuto a presentarmi ed esigere rispetto.

C’è qualcosa che ti ha dato fastidio più di altre?
Io al mattino mi sveglio felice, perché mi basta vedere un bel sorriso, il sole, sentire l’aroma del caffè per rendermi conto della grande fortuna che ho. A volte mi capita di andare al bar, e anche lì trovo un motivo per sorridere. Incontro ragazzi che mi parlano, che condividono anche solo pochi minuti del loro tempo con me; e questo mi riempie di gioia. Poi mi capita di incontrarli in altri momenti in cui sono insieme alle loro mogli o fidanzate, e noto con chiarezza che fingono di non vedermi. Ecco, questo fa male.

E come ti ‘difendi’ da queste delusioni?
Io cerco di non vivere mai lasciandomi vincere dalle negatività, ma la trasformo, salvo il buono. Anche perché credo che in ognuno di noi c’è il bene e c’è il male, non credo negli assoluti, dunque mi sforzo di comprendere tutti. In ciascuno di noi c’è la persona, il personaggio e la personalità.

Ci spieghi meglio questo pensiero?
La persona è quel che tu sei, l’animo che hai. Il personaggio è il riflesso di te stesso, che ti porta a vedere l’altro come te stesso (e lì a volte si può cadere in errore). E poi c’è la personalità, che è la luce che ti dà la forza di reagire a tutto, e vivere con serenità.

Nei rapporti interpersonali, molto influiscono il carattere e l’educazione. Tu come ti definisci?
Io sono semplice, naturale come il vento. Credo che nella vita non valga soltanto essere bravi, ma ESSERE. Io prendo quello che mi regala il tempo, cerco di viverlo con gli altri, perdono quando posso, e amo.

Cosa ti manca del tuo Paese d’origine?
Mi manca tutto, ma in primis la mia famiglia, e non solo intesa come persone fisiche. Nella nostra casa c’era un gran tavolo attorno al quale ci si incontrava e ci si raccontava ogni cosa, ogni esperienza vissuta, ogni progetto. Il mio è un Paese molto ospitale, le strade sono piene di bambini che accolgono tutti con grandi sorrisi e feste. E questo non succede solo con i ‘bianchi’, ma con chiunque non si conosca. È un paese dall’animo buono, solare, aperto.

Tornerai in Senegal?
Assolutamente sì. Il mio sogno è poter avviare lì un’attività che mi consenta di mettere a frutto la mia laurea, e di lavorare con mio fratello che è grafico. Ci vogliono risorse economiche e non è un progetto di facilissima realizzazione, ma io ci credo.

A Novoli lavori?
Ogni tanto, quando mi si offre qualcosa; ma non tanto come dovrei e potrei.

Come trascorri il tuo tempo?
Scrivo poesie e canzoni. Da qualche tempo, insieme a due ragazzi di Novoli abbiamo messo su un gruppo di musica reggae, e stiamo incidendo delle tracce musicali. Il gruppo si chiama RAMBADAN, un nome senegalese che vuol dire ARRAMPICARSI PER VINCERE.

Hai altri progetti a breve termine?

Sì, ho trovato lavoro stagionale in Sicilia, e dunque tra qualche settimana mi trasferirò lì. Ma tornerò ad ottobre. Sono un infinitesimo di questo mondo, e dove batte il mio cuore è casa. Dunque anche Novoli.

La nostra chiacchierata si conclude così. Con un tocco di tenerezza e poesia, mentre beviamo un caffè e i ragazzi che entrano nel bar lo salutano. Grazie Albi.

Parlami

Parlami, parlami senza paura.
Parlami quando tutto sarà calmo,
parlami quando le tue lacrime
non saranno più soltanto
testimoni di una lunga vita
amara e triste.
Parlami quando sentirai
il vento dolce dell’alba far cadere
le foglie morte a metà
di questo albero nascosto ovunque,

Parlami, guardami.

Parlami del tempo perso,
del piccolo angelo che ti regalava il sorriso,
quando il sole passava a mille passi.
Dai, parlami, parlami ti prego
non ce la faccio più!
Mi manca tutto di te
della tua voce palpitante
traballante, a volte innocente,
pura, piena di saggezza.
Mi mancano le notti bianche
passate insieme tra rabbia,
malinconia, scherzi e parole sbagliate.
Parlami, parlami
che la mia vita senza di te
è un vuoto e un dolore profondo.

Alioune Samb Dieng

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