Il Bisturi e la Penna di Giuseppe Pellegrino. Un lavoro al di là della ragione?


Più che liquida, come affermava Zygmunt Bauman nei suoi famosi testi, la società di oggi appare ingarbugliata nella ragione e nei ragionamenti. Una società che non ha dimentica il passato, le sue origini contadine e religiose, e non è ancora pienamente nel futuro, laico ed informatico, che ancora deve tracciare pienamente la sua grammatica, e da qui un miscuglio di idee con un alto tasso di confusione, i corto circuiti tra l’intelletto e la realtà.

All’interno di questa cornice si colloca l’ultima fatica di Giuseppe Pellegrino, ovvero Il Bisturi e La Penna, pubblicata nell’ottobre di quest’anno da Argomenti Edizioni di Antonio Soleti. Un lavoro, quello di Pellegrino, di media lunghezza, non più di 180 pagine, che va assolutamente letto perché destinato all’uomo comune di oggi, in cerca di punti fermi e una capacità di decodificare la realtà in maniera ottimale. Un uomo smarrito, che riempie la sua vita di attività inutili, per dimenticare la sua ignoranza, la sua incapacità di solcare in maniera virile il tempo della sua vita. Sì, è all’uomo d’oggi, all’uomo della dimenticanza che è diretto questo libro, che rappresenta un primo passo verso scenari esistenziali più rassicuranti, una volta letto, una volta meditato e macerato. Un lavoro che apre le porte all’intuizione e da qui alla percezione, ed in definitiva anche alla lettura di Popper ed Heisemberg

Pellegrino appare colui che, rispetto alla media, dà uno stacco di reni per mettere in dubbio la ragione e lo stesso ragionamento, facendo intuire che queste da sole non danno la possibilità di permeare e comprendere la realtà, almeno negli addendi chiave, e di conseguenza di muoversi in maniera adeguata. Eh sì, perché superare la ragione è il primo passo verso la chiarezza, in quanto la realtà si muove in un’ottica superlogica, dove in questa i nessi di causalità, molto spesso sono superati, inefficaci, spesso inesistenti, e le logiche superiori si muovono secondo leggi incomprensibili e inaccessibili alla ragione.

Il Bisturi e La Penna non è un lavoro organico e sistematico, ma ha una cadenza sparsa o a pioggia sui vari argomenti di interesse per l’uomo d’oggi, che spaziano dalla psichiatria alla psicologia, di cui Pellegrino è uno specialista, ad argomenti più comuni come la violenza, il male, la felicità, la libertà, la sessualità. In tutto ciò, non mancano paragrafi più spiccatamente autobiografici, che spingono a conoscere meglio il nostro autore.

Il Bisturi e La Penna è il quinto lavoro di Giuseppe Pellegrino, dal suo esordio sulle scene leccesi nel 2013, contraddistinguendosi in questi per la sua fervente attività mondana e divulgativa. Certamente, quest’ultimo, appare il suo lavoro più maturo, quello più denso di assonanze nel loro organico complesso, che pongono Pellegrino tra gli autori degni di nota nella provincia di Lecce, e che dovrebbero far conoscere il lavoro del loro intelletto anche altrove.

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