Novoli, due indagati per l’opera di Buren mai dismessa nel palazzo baronale

Novoli (Le) – Sono due i nomi iscritti nel registro degli indagati a conclusione delle indagini condotte dal comandante della polizia locale di Novoli, Francesco Miglietta,  su incarico della Magistratura leccese, in merito all’installazione artistica del pittore contemporaneo francese Daniel Buren.

L’opera, definita “installazione temporanea” e realizzata in una delle sale del Palazzo Baronale di Novoli, nella centralissima piazza Regina Margherita, fu commissionata, nel 2017, dalla Fondazione Fòcara di Novoli nell’ambito del progetto denominato “FòcarArte”, a corollario della nota festa-evento di Sant’Antonio Abate celebrata nello stesso anno.

All’epoca dei fatti, il presidente pro-tempore era lo stesso sindaco – ora ex – di Novoli, Gianmaria Greco alla guida di un Ente – la Fondazione, per l’appunto – partecipato oltre che dal Comune di Novoli, anche dalla provincia di Lecce e dalla Regione Puglia.

Fra gli indagati compare anche il nome di Luigi Cosma legale rappresentante della “Cosma Ristrutturazioni” azienda incaricata di eseguire i lavori secondo un piano di interventi comunicato proprio alla Fondazione dal curatore artistico Giacomo Zaza.

Ad oltre due anni dall’esposto-denuncia, presentato alla Procura della Repubblica di Lecce, dalla Soprintendenza Archeologica delle Belle Arti e del Paesaggio del capoluogo salentino, giungono quindi primi riscontri nel merito di questo altro filone che vede ancora coinvolta la Fondazione Fòcara, già impelagata nei debiti contratti per organizzare i cosiddetti “Giorni del Fuoco”.

La storia, sfociata in un’inchiesta giudiziaria per una denuncia del sovrintendente leccese, l’architetto Maria Piccarreta, nasce quando proprio Buren, dopo uno scambio epistolare con la Fondazione Fòcara, aveva previsto, la pitturazione delle pareti di una sala dell’antico edificio risalente al XVI secolo di colore verde acido, con decorazioni di strisce orizzontali bianche e nere, per realizzare, come previsto negli scritti dell’epoca “una tridimensionalità della struttura”. Un’opera che sarebbe dovuta essere però “soltanto temporanea” ripercorrendo la strada di un altro artista contemporaneo, il greco Jannis Kounellis che contaminò sia la Fòcara del 2015 sia la stessa sala del Palazzo Baronale novolese, con alcune putrelle ed elementi tipici della simbologia del compianto artista ellenico.

Secondo i contratti sottoscritti tra il pittore francese e l’Ente novolese, la pittura della sala sarebbe dovuta essere rimossa al termine dell’esposizione. Rimozione però che non fu mai effettuata, nonostante dal 2017 siano passate ben tre amministrazioni, tutte peraltro sollecitate dal Sovrintendente: quella di Greco appunto, quella di Paola Mauro, commissario prefettizio e quella dell’attuale sindaco Marco De Luca.

Da qui l’inchiesta da parte della procura leccese, che nei mesi scorsi ha incaricato il comandante della polizia locale novolese della raccolta degli elementi utili a comprendere eventuali responsabilità. Nelle scorse ore, quindi l’epilogo delle indagini e documenti che ora tornano nelle mani del Sostituto Procuratore Roberta Licci.

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