Novoli, 21 agosto 2016, quando una stella muore

Giusy ChirientiGiusy l’amavamo davvero tutti, e non lo dico perché quando una donna giovane muore diventa improvvisamente più buona, brava, bella e intelligente. Giusy era davvero così, prima che un mostro che distrugge ogni seme di vita e di speranza la annientasse.

E adesso, improvvisamente, è tutto buio, adesso il sole di questo giorno d’estate non si vede più. Cala il sipario sulla sua vita e un po’ anche sulla nostra, poveri esseri umani imperfetti, impotenti, addolorati da certi destini.

E neppure conta il fatto che lei lo abbia combattuto senza riserve, quel mostro; non conta sul risultato finale perché ha vinto lui. Ha vinto la morte che se l’è portata via come un predatore assetato di sangue, come un boia che ogni volta rimanda l’esecuzione ma che poi ti uccide. Lei non si è mai lasciata intimorire, mai, neppure quando aveva capito che il lumicino era flebile. Ha combattuto senza paura.
Un po’ di tempo fa le dissi che un semplice poster all’interno di un reparto oncologico, quando la lotta toccò a me, mi diede molta forza. Recitava così: ‘La paura bussò alla porta, il coraggio andò ad aprire’. La terrò sempre presente – mi rispose – ne farò il mio tesoro in questa camminata dolorosa, non mi arrenderò facilmente. – Sì, Giusy, brava, poi vedrai che un giorno tutto questo calvario lo potrai raccontare con la serenità di chi ce l’ha fatta -.

Giusy è morta ma ha vinto, ai punti. Ha vinto in dignità, è morta senza piegare il capo, guardando negli occhi il suo assassino, sbeffeggiandolo. I guantoni non li ha tolti mai e ad ogni controllo che sembrava dare speranza di guarigione, si riempiva il cuore di forza, si ricaricava, auspicava che fosse finalmente arrivato il tempo di abbandonare per sempre il ricordo del dolore. Poi in quel meccanismo chiamato corpo qualcosa si inceppava, ma lei tornava a lucidare le armi del coraggio, e ripartiva.

Beato chi ha fede e ora la immagina sorridente come sempre in qualche angolo di paradiso. Intanto ognuno di noi torna con il pensiero ai legami che abbiamo vissuto con lei su questa terra, si aggrappa a quelle immagini per trovare una via di fuga allo stordimento di una realtà difficile da accettare.
Abbiamo raccolto i cani per strada, con lei. E bevuto birra ghiacciata nelle torride serate novolesi, chiacchierando del più e del meno, senza che quel più o meno fossero mai cattiverie verso qualcuno. Era bella Giusy, fuori, e moltissimo dentro, nell’animo. Di quella bellezza che lascia traccia, sempre. Era lieve nei suoi sorrisi, vera e forte negli abbracci. Una ragazza che se mai la vita usasse il metodo della meritocrazia, lei avrebbe dovuto vincere ogni premio.

Siamo attoniti, sconvolti, pietrificati. Le parole che vorremmo dire sembrano inadeguate, troppo banali per l’esempio di immensa dignità e gioia di vivere che ci ha donato, per il vuoto che ha lasciato. E sarà anche difficile trasformarla in nostalgia perché lei era Vita, quella con la maiuscola, quella che non si trascinava mai, quella che ha cercato di trattenere con le unghie con i denti ma anche col sorriso e la speranza. Quella che tu la pensi e vuoi vederla, vuoi salutarla, parlarci. Vuoi!

Evito di entrare in polemica col mondo scientifico che è ancora impelagato nelle maglie confuse di una ricerca che a noi profani sembra fare un passo avanti e due indietro. Evito. Ma lo cerco un capro espiatorio, lo cerco perché devo veicolare la mia rabbia, e quella di chi non si dà pace per questa morte. Lo cerco come si può cercare il senso dell’universo, dell’infinito, di Dio. E ovviamente non lo trovo, perché un senso non c’è a tanta ingiustizia.

Il tempo. Noi umani abbiamo il tempo, che consolerà, che acquieterà lo scalpitio del cuore, chissà quando. Giusy quel tempo non lo ha avuto, eppure nei pochi anni della sua vita e nel modo in cui l’ha difesa, ci ha dato tutto. Ci ha lasciato un testamento di incommensurabile valore. Ciascuno di noi chiuso nel proprio sconvolgimento, in una catena ideale di mani che si tengono strette, avremmo voluto tutti darti un ultimo abbraccio, Giusy. Un altro abbraccio, Giusy. Che ti potesse trattenere, riportare nella vecchia dimensione di vita che ti mancava tanto, ridarti il sole, il mare, gli amici, la giovinezza. O che almeno ti potesse accompagnare a varcare quella soglia che ci fa tanta paura, perché non ne avessi tu.
La terra ti sarà lieve, Giusy, il nostro amore per te vivo. Avremo la speranza di ritrovarti nel vento, nel profumo dei fiori, nelle note di una canzone dolce, negli occhi del tuo Snoopy che amavi tanto. E, un giorno, in un luogo più bello di questo, dove non esiste il dolore. Il tuo paese, quel vecchio brontolone, è interamente stretto alla tua famiglia, Giusy, con amore con dolore con un cordoglio immenso. E piange piange piange, inconsolabile.

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