Alba Service, cronaca di una morte annunciata?

Alba Service 2Lecce – Mattinata di protesta, ieri, davanti alla Prefettura di Lecce. Protagonisti gli operatori Alba Service. Il calvario di una società un tempo partecipata anche dalla Provincia di Lecce, era già iniziato nel novembre dello scorso anno con l’avvio della procedura di scioglimento. Varie tappe hanno costellato il periodo trascorso, dall’occupazione della sala consiliare a Palazzo dei Celestini, ai presìdi davanti alla Prefettura, fino all’ennesima protesta dei lavoratori che vedono già da tempo in forse il loro futuro.

“Tutto il macello è nato in seguito alla riforma Delrio che ha cancellato di fatto le province, – ci dice uno dei manifestanti -. Questa riforma prevedeva alcune scadenze che non sono state rispettate. La Provincia avrebbe dovuto fare degli adempimenti il 30 settembre 2014. Il 31 dicembre 2014 la Regione avrebbe dovuto prendersi in carico le funzioni e il relativo personale che la Provincia doveva abbandonare. Tutto questo ancora oggi non è stato fatto. Nel frattempo con la finanziaria dell’anno scorso, il governo ha tagliato metà dei fondi della Provincia che si ritrova a dover garantire il pagamento di quelle persone che non dovrebbe avere più e lo svolgimento delle funzioni fondamentali e che sono rimaste con metà del denaro. Quindi che cosa succede? Non fa più servizi. Siccome chi faceva i servizi per conto della Provincia era Alba Service, cioè noi, 130 dipendenti non facciamo più nulla. Ci hanno pagato fino a maggio, fino a quando abbiamo potuto lavorare;poi i servizi sono stati bloccati tutti, tranne il servizio strade che è stato ridotto al 30% e che è stato comunque svolto fino a fine anno e che ancora oggi, nonostante non ci sia alcun tipo di impegno della Provincia, stiamo ancora continuando a svolgere. La cosa preoccupante è questa:non riceviamo più lo stipendio da settembre, compresa tredicesima, quattordicesima e non c’è più futuro. Tutti i vari passaggi che abbiamo fatto, tavoli tecnici ecc. non stanno portando a nulla, un muro di gomma. Un tavolo tecnico è partito il 22 novembre scorso, avrebbe dovuto concludersi il tutto entro il 22 dicembre ma niente. A fine dicembre ci sarebbe dovuta essereun nuovo incontro con i funzionari dell’ANAS, poi slittato al 29 gennaio ed ancora spostato di un’altra settimana. La situazione è ora diventata insopportabile. Proroghe e proroghe che portano allo sfinimento delle persone”.

“Tutti i protagonisti devono prendersi l’impegno di concludere la vicenda in tempi brevissimi – aggiunge Fernando Spagnolo rappresentante sindacale RSA CGL ICAMS – perché i lavoratori non possono più andare avanti così, ma neanche il liquidatore dell’azienda che, peraltro,ha annunciato in questi giorni che in assenza di novità positive non potrà far altro che procedere con il licenziamento. Dalla Provincia non ci sono risposte, dalla Regione altrettanto. Addirittura adesso, in base alle dichiarazioni del vice prefetto, pare che sarà tirato in ballo anche il Ministro alle Infrastrutture, quindi pare che la soluzione più che avvicinarsi, si allontani”.

Intanto gli stipendi non arrivano e i sindacati vogliono vederci chiaro. A pagare sono stati soltanto i lavoratori? Questo il dubbio dei Cobas che chiedono di esaminare le spese di gestione della partecipata su cui aleggia il fallimento.

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