Antonio Verri e “La cultura dei tao”

La potenza di un libro è direttamente proporzionale alla sua capacità di stare al passo coi tempi, di raccontarsi e di raccontare un passato che nella mente di chi legge continua ad avere ineluttabili connessioni col presente, un filo sottile che collega ogni cosa in una trama inestricabile, ma che talvolta può arrivare a travalicare le intenzioni di chi lo mette al mondo, dando vita a qualcosa che è “altro da se” e che vive di vita propria al di là del proprio autore.

E’ il caso di questo volumetto a firma Antonio Leonardo Verri di poco più di 14 pagine, edito la prima volta nel 1986 e che è stato successivamente ripubblicato nel 2014 in forma di ristampa anastatica. Un testo che da mero strumento divulgativo, introduttivo e di commento alla mostra fotografica dal titolo “La cultura contadina”. che rese disponibile il materiale del Museo della Civiltà Contadina di Tuglie. Un volume che ha assunto fin da subito una propria identità, diventando portabandiera di un mondo rurale e di una letteratura fatta di proverbi, preghiere, fiabe, indovinelli, ‘cunti’…Un repertorio vastissimo che affonda le sue radici nel mito, in un immaginario –made in Salento- animato il più delle volte da spiritelli dispettosi che si divertono a intrecciare le code dei cavalli, a far sparire oggetti, a mo’ di abili prestigiatori, senza farli più ritrovare, ma anche da folletti predoni che catturano gli ignari esseri umani che capitano sul loro cammino i quali non ritroveranno mai più la via di casa.

Ed è esattamente questo che sono i Tao, divinità inventate, ma necessarie che regolano il mondo contadino fatto di ‘gente magra dalle mani callose’ che misura il ritmo del tempo e del lavoro con le lune, che cammina coi ‘fichi secchi in tasca’ per placare le pance vuote per la fame, che ha in casa mobili e oggetti poveri e umili e di difficile reperibilità come ‘la credenza, la cassapanca, gli stipi’, il corredo, i centrini’ i piatti di ceramica’.

Depositaria di questo mondo nonché testimone silenziosa delle vite degli altri, la madre che si dispera per la scomparsa del figlio a opera dei Tao, narratrice di storie animate da orchi e spiritelli birichini, a cui fa da contraltare il padre, burbero, magro, silenzioso e severo custode di misteri.

Il risultato finale è una scrittura fluida e leggera dove l’io narrante si palesa parlando una lingua visionaria, sonora e musicale dove danzano parole cantilenanti che sono come ‘cerase’.

Al lettore il compito di decodificare questo mondo proposta da Verri per conoscere e riconoscere le proprie radici in un passato non lontanissimo, tassello necessario per il futuro.


Chi è Antonio Leonardo Verri

Antonio Leonardo Verri (Caprarica di Lecce, 22 febbraio 1949 – 9 maggio 1993) è stato un romanziere, poeta, pubblicista e editore. Aderì al Movimento Genetico di Francesco Saverio Dòdaro e fu tra i principali animatori del dibattito letterario degli anni ottanta dell’Avanguardia meridionale. Fa parte dei cosiddetti “poeti maledetti salentini” (detti anche “selvaggi salentini”), tra cui figura anche Salvatore Toma. Fondò e diresse le riviste letterarie Caffè Greco (1979-1981), Pensionante de’ Saraceni (1982-1986) e Quotidiano dei Poeti (1989-1992) che dal maggio 1991 si interseca con un’altra testata: Ballyhoo – Quotidiano di comunicazione. Collaborò con la rassegna Sudpuglia (1986-1993) e Titivillus (1991-1992), e diresse On Board (1990). Organizzò due edizioni di una mostra mercato di poesia pugliese dal titolo: Al banco di Caffè Greco e poi due mostre-letture, di cui la prima fu su James Joyce e Raymond Queneau e la seconda sullo Scrap, gioco di scrittura con scarti tipografici. Allestì poi, con la collaborazione di Raffaele Nigro, un dramma radiofonico alla Rai di Bari tratto dal suo Il fabbricante d’armonia nel maggio 1985. Curò tutte le attività legate al Centro Culturale Pensionante de’ Saraceni e le collane: I quaderni del Pensionante (1983-1987), Spagine. Scrittura Infinita (1991), Compact Type. Nuova Narrativa (1990), Diapositive. Scritture per gli schermi (1990), Mail Fiction (1991) con la collaborazione di Francesco Saverio Dòdaro, Abitudini. Cartelle d’autore (1988-1990), e contribuì alla collana de I Mascheroni (1990-1992) di “Media 2000”. Nel 1992 vede la luce: Ballyhoo-Litterature, ovvero il Declaro, il libro che nell’idea di Verri doveva contenere il suo mondo. A Cursi istituì il “Fondo internazionale contemporaneo Pensionante de’ Saraceni”, una biblioteca composta da oltre tremila tra volumi, riviste, manoscritti, cataloghi, spartiti e audiovisivi. Morì in un incidente automobilistico nel maggio 1993.

Ha pubblicato: Il pane sotto la neve (1983); Il fabbricante d’armonia (1985); La cultura dei tao (1986); La Betissa (1987); I trofei della città di Guisnes (1988), Ballyhoo Ballyhoo (1990); E per cuore una grossa vocale (1990); Il naviglio innocente (1990) e il postumo Bucherer l’orologiaio (1995).

1 commenti
  1. Grazie la recensione e per l’interessante lettura de “La cultura dei Tao” un testo fondamentale per la conoscenza dell’opera di Antonio Leonardo Verri. Un testo che, come ha ben detto Nadia Stefàno, è nato come introduzione ad un catalogo fotografico dedicato alla cultura materiale del mondo contadino che accompagnava una mostra itinerante promossa nel 1986 dalla Scuola Media II° nucleo del Distretto Scolastico di Maglie e dalla Regione Puglia.
    Un omaggio alle radici, un omaggio alla madre e al padre, un omaggio alle credenze e alla concreta magia dei “Tao”. Come Fondo Verri abbiamo voluto ripubblicare il testo versano, corredandolo di un’introduzione ad opera del professore Eugenio Imbriani, antropologo dell’Università del Salento, ma soprattutto abbiamo voluto dar voce al testo, allegando al libretto un cd con le voci degli attori Angela De Gaetano, Simone Franco, Simone Giorgino, Piero Rapanà per le musiche di Valerio Daniele e la voce della cantante Alessia Tondo, un modo per far arrivare ad un pubblico più ampio il sentire e la sensibilità del poeta di Caprarica.

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