“Una giornata a Sodoma”: il 2 dicembre al Museo Castromediano un reading teatrale

Lecce – Messo in scena con la regia di Marco Antonio Romano e che vedrà protagoniste le voci di Vincenza De Rinaldis, Rosangela Giurgola, Doriana Legari, Valentina Piccolo, Federica Rizzo e Marco Antonio Romano. 

Una giornata a Sodoma: perché questo reading?
“Le 120 giornate di Sodoma”, del marchese De Sade, da cui il reading è tratto, è la narrazione delle giornate a cui furono dediti quattro gentiluomini francesi di metà ‘700 in un castello della Svizzera, lontano da occhi indiscreti.
Accuratamente organizzate  e disciplinate da un ferreo regolamento, le giornate narrate furono all’insegna del libertinaggio più sfrenato e della sregolatezza sessuale, accompagnate da atti di sessualità perversa spinta alla depravazione, in un atteggiamento di sottomissione e oggettualizzazione della vittima sessuale.

Sadicamente, appunto. Il nome “sadismo” deriva appunto, come noto, dal nome dell’autore, capostitipe del filone letterario sadico e all’origine del termine entrato poi nel lessico della clinica psicologica con cui si individua la perversione che consiste nel trarre piacere dall’infliggere dolore all’oggetto sessuale.

Dunque? Perché ricavarne un reading?
Perché la sessualità contemporanea, in particolar modo quella improntata ai modelli di vita occidentale, vive un momento di grande trasformazione.
In un’epoca in cui i rapporti fra umani sono labili, dove la dimensione individualista è prevalente e  la dimensione dell’immagine è la più funzionale alla socialità, scollandosi dalla dimensione reale, il corpo diventa oggetto e semplice strumento, non più criterio vitale di identità del soggetto.

Ecco che anche il momento sessuale diventa performance, non più integrato alla  dimensione sentimentale, spesso trascurabile. Il sesso non ha nesso, non connette, ma usa.
Il sadismo è l’estremo limite di un processo di separazione della mente dal corpo, è l’estromissione della funzione sentimentale, il congedo dall’empatia, l’affermazione del potere sull’altro, che non lascia spazio all’amore ma solo alla violenza.
Così il racconto di una giornata a Sodoma può essere il racconto di uno scenario passato ma che, se non si recupera la dimensione dell’ascolto reciproco, rischia di essere, se già non lo è, possibile scenario futuro.

Lo spettatore non ascolterà un testo edulcorato né censurato. Volutamente crudo e senza sconti, così da poter sentire sulla pelle cosa significhi l’esercizio del potere e il dolore dello stare dalla parte della vittima.

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