Da Assisi una lettera aperta a Papa Francesco

EremitaAssisi (Pg) – Passeggiando per le vie di Assisi, dove gli occhi degli uomini sono carichi di una sensazione di profonda meditazione e l’aria sembra diversa da quella di tutto il resto del mondo, capita di incontrare lui. Una creatura curiosa ma non improbabile, visto il contesto. Un uomo vestito con un saio di sacco vecchio che ha preso la forma di quel corpo che tenta di coprire con dignità, capelli grigi, lunghi e arruffati, piedi neri e gonfi da tanto camminare scalzo, bisacce lievi come l’aria, un bastone per appoggiarsi lungo il cammino, e preghiere.

Arriva sulla piazza del Municipio, si inginocchia e parte in un mondo tutto suo, facilmente immaginabile. Alcuni passanti si fermano, lo fotografano, lo sfiorano con lo sguardo, lo ammirano da lontano. Come un fenomeno da baraccone.

Noi ci avviciniamo e gli tendiamo una mano, confusi.

Cosa cerca, la carità? Quale tipo di carità? Una parola, un po’ di compagnia, denaro? È qui per testimoniare in modo un po’ plateale la sua fede? Il nostro umile fraticello ha vispi occhi azzurri, 65 anni e una storia di vita che si snoda tra gli studi negli Stati Uniti alla Columbus High School, dove consegue il prestigioso diploma e una laurea in Agraria all’Università degli Sudi di Perugia. Docente in un istituto superiore, direttore del Centro Biblico Universitario di Perugia e, all’improvviso, una particolare chiamata di Dio. Lascia tutto e, da laico, entra a far parte della “Comunità Famiglie di Betlemme”, di ispirazione benedettina.

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Perché ora è lì, sulla piazza di Assisi? Ci mostra un foglio, una lettera aperta indirizzata a Papa Francesco. Prega e digiuna per lui, come ha fatto durante i giorni del Conclave, nell’attesa che fosse eletto un Papa povero vicino ai poveri. Obbiettivo raggiunto.

E ora? Quale altra “richiesta” rivolta al Divino? Il nostro fraticello laico ama tanto il Pontefice, ma proprio non riesce a superare lo sconcerto nato dalla risposta data ad Eugenio Scalfari che dalle pagine di “Repubblica” aveva chiesto “se il Dio dei cristiani perdona chi non crede e non cerca la fede”. A cui Papa Francesco rispose che ”Dio perdona chi segue la propria coscienza”.
Non ha gradito, il nostro fraticello. O meglio, teme che quelle parole possano costituire un comodo alibi per coloro che non hanno voglia di sottomettersi al Vangelo. E vanifichi l’esempio di tanti “ … che ancora oggi, come nel passato, sono pronti ad adempiere, finanche versando il loro sangue, il mandato affidato da Gesù: Andate in tutto il mondo e predicate il Vangelo ad ogni creatura. Chi crederà sarà salvo, ma chi non crederà sarà condannato.”
Vuole una rettifica, un chiarimento, una spiegazione più completa. E sta pregando perché, in qualche modo, il Papa lo ascolti. E magari lo incontri pure, il prossimo 4 ottobre, proprio lì, ad Assisi, dove il Servo dei Servi di Dio andrà a pregare, ai piedi della tomba di quel Santo, il gigante di Dio e di cui, il Pontefice si onora portare il nome.

Scende la sera su Assisi, ma lui resta imperterrito lì. In fedele attesa, tra una preghiera, un sorriso ed il suo saio a fargli da dimora.

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