Single o in coppia?

Soli o insieme?, questo è il dilemma del Terzo millennio. E’ curioso riflettere sull’assunto degli psicologi secondo cui la prima motivazione umana sia l’aggregazione salvo poi scoprire che la società non ama l’unione poiché ciò denota forza, che è un nemico temibile potendo scardinare il giogo dell’omogeneità.

Vero è che chi si ama tende anche generalmente ad isolarsi destando invidie all’esterno che portano ad una possibile destabilizzazione dell’ecosistema-società in senso stretto. Chi ha ragione? Tutt’e due perché entrambi sia la comunità che l’individuo amano e si separano dal nucleo costituito nello stare insieme. E’ facile altresì vivere secondo una sorta di pecorismo che pretende uguaglianza cieca, stesse problematiche e medesime necessità. Succede pure che allorquando  qualcuno è in coppia mentre un altro non riesce a starci ne consegue per il forzatamente singolo la consapevolezza di uno stato di frustrazione, un senso di inadeguatezza, una tal solitudine che fa soffrire. Inoltre qualcuno ha detto che siamo fatti per stare insieme e ancora che la solitudine coatta è da aborrire. Di contro molte donne dello spettacolo rivendicano sui social il pieno diritto alla singlitudine e qualcuna spingendosi oltre propizia questo stato civile da vivere all’insegna di una totale  autonomia e indipendenza radicale dalle regole sociali. Spesso di primo acchito queste regole sono state ritenute nel tempo “assiomi” che vorrebbero la donna come un’ appendice dell’uomo.

In questa disamina consideriamo l’unione tradizionale, c’è da dire tuttavia che quando si parla di solitudine non si fa un discorso di generi. In realtà l’ideale del benessere in coppia parte dallo stare bene con se stessi che è una conquista che si raggiunge per di più nel mezzo del cammin di nostra vita. Spesso si approda ad una condivisa condizione esistenziale che può essere parimenti caratterizzata sia dall’unione che dalla separazione. La scelta viene previa conclusione di esperienze forti che hanno maturato l’idea di mettere al centro sé e trascorrere la quotidianità come più a lui o a lei aggrada.

E’ in definitiva da preferire riguardo all’esistenza della persona vivere la vita rispettando l’essere umano che comincia con il proprio sé. Come sostiene Martin Luther King “La mia libertà finisce dove inizia la tua”. Ciò vuol dire che io e te siamo due cose contrapposte e la libertà è qualcosa che ci separa anzicchè unirci.

2 comments
  1. Argomento bello tosto cara Daniela, eppure tu sei riuscita ad affrontarlo in maniera accessibile quasi a tutti. Dentro c’è tutta la tua formazione e cultura nell’ambito della psicologia, ma anche la tua complessa personalità. Grazie

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