Severino Boezio, un santo musicografo

De Consolatione Philosophiae, frontespizio del Libro III

Tra i santi che si festeggiano il 23 ottobre Severino Boezio costituisce un unicum. Lo ricordiamo per il suo significativo contributo come filosofo, musicografo, scrittore, senatore romano e per il suo martirio.

Tuttavia ancora oggi la sua figura è poco conosciuta tranne che per gli studiosi. Egli è nominato semplicemente Boezio anche se il suo nome completo è Anicio Manlio Torquato Severino Boezio (Roma, 480 ca – Pavia, 524/526), appartenente alla nobile gens Anicia.

La sua figura, per molti aspetti, rappresenta lo spartiacque tra la cultura romana antica e il Medioevo, riuscendo a compendiare lo spirito classico con la cultura cristiana. La Chiesa e il Medioevo lo ricordano come martire e testimone della fede cristiana. Pur amico di Teodorico, difendendo l’amico Albino è accusato di corruzione e condannato da parte dello stesso imperatore (in carcere scrive De consolatione philosophiae), viene torturato a morte ed ucciso a Pavia, solo per aver manifestato le proprie idee politiche e religiose. Nelle sue opere infatti il santo è rappresentato spesso in cattedra mentre scrive sostenuto dalla filosofia, raffigurata da una donna bella che lo consola la quale, in una lettura traslata, corrisponde alla ragione.

Dante lo colloca accanto ai maggiori dottori della Chiesa (Par., X, 124-129) informandoci altresì che «Lo corpo ond’ella fu cacciata giace/giuso in Cieldauro [Basilica di S. Pietro in Ciel d’Oro;]; ed essa da martiro/e da essilio venne a questa pace». Nel 1893 Leone XIII ne riconosce il culto esclusivamente per la diocesi di Pavia.

Tra le sue numerose opere, a parte quelle teologiche, meritano particolare attenzione quelle della mathesis ove, ad iniziare dall’introduzione al I Libro della Institutio arithmetica, sono presentate le discipline ascrivibili al Quadrivium, ovvero le quattro vie propedeutiche allo studio della teologia e della filosofia presenti anche nel Medioevo: aritmetica, musica, geometria e astronomia.

Grande importanza viene attribuita alla musica in quanto pertinente sia alla ratio che al sensus, tanto che per comprenderne i suoi significati occorre ricorrere alla ragione passando attraverso la percezione che assume solo la funzione di mediazione.

In alto a sinistra Boezio che sperimenta un monocordo e a destra Pitagora, mentre sperimenta le vibrazioni della campana. In basso a sinistra Platone e a destra il matematico Nicomaco.

Il tema è molto interessante perché si intreccia con il famoso monito di Guido monaco «Musicorum et cantorum magna est distantia…» dichiarando che: mentre il musico conosce i princìpi della disciplina musicale, il cantore, sprovvisto di conoscenza, è paragonabile ad una bestia. Da ciò si ravvisa l’importanza della conoscenza della musica su un piano più filosofico (musicus: colui che non si limita a suonare o cantare ma chi cerca il senso razionale di ciò che si esegue) a quello più pedagogico in una prospettiva nuova e moderna, finalizzata alla pratica musicale.

Ritornando a Boezio un altro aspetto interessante è la divisione della musica nelle seguenti specie: mundana, humana e instrumentalis che troviamo nel suo De institutione musica (500-507 ca.), fonte teorica ineludibile ancora oggi per l’interpretazione della teoria musicale degli autori antichi.

Se il primo genere si riferisce alla musica dei fenomeni celesti e dell’armonia del cosmo, così perfetta da non risultare udibile all’uomo, quella humana (rifacendosi a Platone), vincolo e unione tra anima e corpo, è raggiungibile attraverso l’introspezione. L’ultima, invece, ascrivibile alla musica eseguita dagli strumenti (anche dal canto) e quindi udibile, passa attraverso i sensi.

Concludo ricordando, soprattutto a chi non riconosce la musica come scienza, che il genere instrumentalis corrisponde al più basso da cui partire per avvicinarsi alla sua comprensione. Parola inviolabile di un santo.

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2 comments
  1. Dottrina e ironia, cultura e pittura di sentimenti: le mappe concettuali sulle quali ci aggiriamo per uscire dal labirinto della contemporaneità.
    Un grazie di cuore all’autore!

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