Il ricordo dell’Olocausto nel Giorno della Memoria

Il 27 gennaio 1945 Auschwitz viene liberata scoprendo quel campo di sterminio che assurgerà a simbolo del genocidio nazifascista. Il ricordo dell’Olocausto, con il massacro degli ebrei (Shoah), diventa anche occasione per mantenere viva la memoria di una delle pagine più orribili della storia. Ancora una volta la musica può essere di aiuto per ricordare il passato e diventa un monito affinché non si commettano più crimini nei confronti dell’umanità intera.

In questa occasione la ‘finestra’ si apre sul «più grande monumento che la musica abbia mai dedicato all’Olocausto» (Kundera), Un sopravvissuto di Varsavia (A survivor from Warsaw, op. 46), scritto da uno dei compositori più rivoluzionari del XX secolo, Arnold Schönberg, di origini ebraiche.

Il musicista viennese, colpito dalle stragi nei campi di sterminio e nel ghetto della città polacca, oltre che dalla morte del nipote, scrive il libretto avvalendosi principalmente della testimonianza di un ebreo sfuggito agli orrori.

In meno di due mesi (dal 7 luglio al 23 agosto 1947) nasce una composizione per voce recitante, coro maschile e orchestra.

Per avvicinarsi ancora di più all’opera, tra i vari sguardi dalla ‘finestra’ ricordiamo le parole di Adorno: «un pezzo [A survivor from Warsaw] che può stare a fianco al quadro Guernica di Picasso ove Schönberg ha reso possibile l’impossibile: fissare in un’opera d’arte l’orrore della nostra epoca nella sua manifestazione più estrema, lo sterminio degli ebrei».

Pur nella sua brevità (poco più di 7 minuti), la composizione si caratterizza per densità narrativa e impressionante intensità. Il linguaggio dodecafonico, con le sue indipendenti relazioni tra i suoni, sottolinea lo smarrimento dell’umanità di fronte all’orrore del massacro.

Dopo l’intervento dell’orchestra che introduce la situazione del ghetto (si percepiscono dissonanze e sonorità che catapultano l’ascoltatore nell’idea della sofferenza e della morte), entra la voce recitante (narratore) utilizzando lo Sprechgesang (canto parlato) ed evidenziando alcuni momenti salienti. Tra questi vi è il ricordo in cui, ancora buio, avveniva la sveglia: il suono della tromba sollecitava tutti indistintamente a scendere dal letto ed uscire prima che esplodesse l’ira del sergente che urlava: «Achtung! Stilljestanden! Na wird’s / mal? Oder soll ich mit dem / Gewehlkolben nachhelfen? Na jutt; / wenn ihr’s durchaus haben wollt!»: «Attenzione! Attenti! Beh, / ci decidiamo? O devo aiutarvi io / con il calcio del fucile? E va bene; / se è proprio questo che volete!».

Il momento in cui il sopravvissuto, disteso con gli altri per terra ed in parte svenuto, sente un soldato riferire che sono tutti morti «Fu allora che […] il sergente si mise a gridare: “Abzählen!” (Contateli!)» allude a quante persone devono andare nella camera a gas. Poi, mentre i soldati ricominciano a contare (i numeri preannunciano la morte) sempre più velocemente, si sente dal coro maschile (condannati) un canto all’unisono. Pur di fronte all’orrore gli ebrei, assistendo inermi, reagiscono con coraggio. Accomunati da sentimenti d’amore e di fratellanza cantano lo Shema Yisroël, (Ascolta Israele il Signore è nostro Dio. Il Signore è uno. Benedetto il Suo nome glorioso per sempre…).

Alla ferocia e all’assurdità di quanto stava accadendo si contrapponeva il canto della speranza, un inno d’amore ove lo stesso comandamento di amare Dio (Non avrai altro Dio all’infuori di me) ancora oggi continua a rappresentare la ‘ricompensa’ dell’unico antidoto all’assurdità della Shoah e alla violenza tout court.

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1 comments
  1. Grazie per questo brano attento e profondo che omaggia la memoria della Shoah da un punto di vista nuovo. La musica può suggerire immagini ed impressioni senza vedere e senza toccare. Non a caso un accordo si ‘sente’ quanto un’emozione. È proprio questo il significato ed in questo caso anche la responsabilità del ricordo.

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