Adozione: atto d’amore?

Italia, seconda solo agli USA in fatto di adozioni. Ci sono delle cause che scoraggiano, tuttavia anche se appunto non sono determinanti, nell’adottare un bambino straniero e inserirlo nel nostro contesto di vita. Si tratta di problemi di carattere comportamentale dati da un disturbo ricorrente, a volte anche nei figli naturali, oggi molto diffuso, che è l’iperattività e il deficit di attenzione. Ad esso segue una tal aggressività che mette dei paletti tra insegnanti e gli stessi compagni di scuola. Non ultime le problematiche relative all’umore e ai ritmi del sonno.

Nel caso di adozioni internazionali entrano in gioco anche fattori concernenti dunque il sentirsi spaesati, la sofferenza e le basi dei bisogni da soddisfare. Se pensiamo che la differenza è sinonimo di ricchezza, torna utile nello spirito psicoeducativo studiare le dinamiche di cui si fanno portatori i bambini che vengono dall’estero. E, considerate le loro risorse, senz’altro da valorizzare da parte dei genitori adottivi, chi più ne ha più ne metta.

La Puglia è la regione del Meridione d’Italia che conta maggiori adozioni internazionali. Eccelle la scuola come habitat ideale in cui si sente parte di un tutto il bambino adottato, ed elemento integrante nel posto in cui vive. Di primaria importanza è il modo di supportare il ragazzino oggetto di adozione, e tenere ben in mente l’espressione delle sue idee e capacità, sostenendo le sue aspirazioni e così via. Non trascurabile è l’ascolto dei suoi sogni, la guida nel conseguimento degli obiettivi e poi “il prendersi le responsabilità” di qualche arresto alla scalata del suo successo. Tutto ciò beninteso senza di conseguenza “dare ordini”, ma motivando ed evitare di mostrarsi censori, dando comunque il buon esempio sempre, facendoli sentire parte fondamentale della famiglia. Da non dimenticare assolutamente le doverose elargizioni di regali, incentivi che funzionano da rinforzi positivi. E’ un imperativo poi abituarli a cooperare e a “lavorare” sulle proprie abilità. Intervenire  laddove  sia presente il cosiddetto “mutismo selettivo”, una condotta che ricorre quasi esclusivamente nell’ambito scolastico che investe  fanciulli e adolescenti, sorretta da una realtà ansiogena. In questo contesto attenzione, pertanto, alla frustrazione imposta spesso rigidamente e all’ansia da insuccesso.

Conditio sine qua non è essere accoglienti ed empatici e con-dividere momenti di svincolo affettivo e per una congrua integrazione ed una ottimale educazione da impartire, rammentare che in qualunque situazione “l’importante non è vincere ma partecipare”.

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