La festa di San Giuseppe, un santo “paterno”

Il 19 marzo ricorre la festa di San Giuseppe, definito da Papa Francesco “Un grande Santo” tanto da dedicargli la lettera apostolica «Patris Corde» in occasione del 150° Anniversario della Dichiarazione del Santo quale Patrono della Chiesa Universale, indicendo un Anno speciale a lui dedicato (con termine l’8 dicembre 2021) e ricordandolo altresì come umile falegname, promesso sposo di Maria e uomo giusto. Pensandolo come protettore della Sacra Famiglia composta da Maria e Gesù, oltre a lui, viene naturale associare la sua figura a tutti i nostri papà che, con dedizione amorevole, si sono prodigati e continuano tuttora al benessere e alla cura della propria famiglia.

In questo periodo molto difficile è possibile individuare la figura di San Giuseppe negli uomini che con il loro lavoro silenzioso e con impegno operano nelle condizioni più difficili per sbarcare il lunario. Pensiamo ai tanti padri scomparsi a causa della pandemia senza poter ricevere una carezza, un abbraccio dai loro cari prima della dipartita. Un ricordo va inoltre a quanti, in particolare medici e infermieri, hanno perso la vita per curare i tanti ammalati e che purtroppo sono menzionati solo ora che sono morti.

In questa occasione vogliamo ricordare il Santo grazie ad un melodramma composto da Giovan Battista Pergolesi su testo di Antonino Maria Paolucci, La fenice sul rogo o vero La morte di San Giuseppe, partitura che ha registrato una certa fortuna già dalla prima rappresentazione a Napoli il 19 marzo 1731.

Citando un’espressione del libretto «Io non so, che sia ‘l morire» la figura del Santo, dal punto di vista allegorico, è quella di ogni uomo che, in punto di morte, acceso dal fuoco dell’Amore, risorgerà dalle ceneri come la fenice, e potrà aspirare alla vita eterna e comunque rivivere attraverso i nostri ricordi.

Ritornando alla ricorrenza del 19 marzo merita segnalare l’antica tradizione della Festa anche in molti comuni del Salento. Accenniamo, in particolare, alle note Tavole di San Giuseppe (le cosiddette «Matthre», tavolate variegate di cibo) che – chi scrive – ricorda, con gli occhi di un bambino, a Guagnano, cittadina in provincia di Lecce. Conservo ancora le immagini delle tavole di legno con i lati rialzati ove sono adagiati gli ingredienti per fare il pane e/o la pasta fatta in casa da destinare alle famiglie poco abbienti e che negli anni si sono riempite di alimenti di vario genere, rinnovando e portando avanti i valori della solidarietà e dell’accoglienza.

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