Saper reagire alla paura

Da quando è scoppiato il problema del coronavirus il nostro Paese è messo a dura prova. Basta leggere i giornali, seguire i notiziari alla televisione o alla radio, per rendersi conto che ci troviamo in una situazione preoccupante su tutti i fronti. Eppure le informazioni, se da un lato riportano l’aumento delle vittime del CODIV – 19, dall’altro sottolineano anche le guarigioni.

Mentre la comunità scientifica si adopera per accelerare l’individuazione del vaccino, la politica cerca di trovare soluzioni affinché fronteggiare la situazione soprattutto nella cosiddetta zona rossa che vede in prima linea, in particolare, regioni come la Lombardia e il Veneto e informare i cittadini dei comportamenti da adottare nei confronti di questo nuovo virus.

Nel frattempo, se l’economia comincia ad accusare i primi effetti negativi, tra le prevenzioni a tutela dei cittadini, alcune Università, Scuole di vario ordine, Teatri e altri luoghi di aggregazione chiudono e non mancano esempi di attività che vengono svolte senza uscire dalla propria abitazione. Chi si trova a viaggiare, appena sente un colpo di tosse o uno starnuto, può osservare sguardi inquieti e, pur in assenza di commenti, il significato è abbastanza eloquente.

Intanto cresce l’ansia e la preoccupazione anche per l’impossibilità di prevedere la durata e l’evoluzione dell’epidemia. Insomma, date le circostanze, è il caso di dire mala tempora currunt!

Per alcuni aspetti sembra che il mondo si rispecchi in quell’emblema dell’angoscia e della paura collettiva immortalato da Munch nel suo celeberrimo Urlo o nelle grandi tragedie che hanno attraversato la storia dell’umanità.

La paura fa parte del nostro essere da cui nessuno può esimersi. Poi imperversano le fake news che, con un certo sadismo, contribuiscono a diffondere allarmismo e preoccupazione tanto da assistere a scene di panico come le code ai supermercati arraffando tutto quanto capita sotto tiro quasi giungesse un evento apocalittico.

Esiste un antidoto a tutto ciò che corrisponde al coraggio di reagire, consapevoli che in questa occasione è cosa ben diversa e lontana dall’affermazione manzoniana sulla paura di Don Abbondio all’indomani dell’incontro con i bravi e del veto al matrimonio da celebrare: «Il coraggio, uno, se non ce l’ha, mica se lo può dare». Ora che c’è in gioco la salute e la vita di ognuno di noi è importante continuare a vivere normalmente, affidandosi alla scienza e, per chi non è in grado di reagire, si consiglia sempre di chiedere aiuto ricordando che lo stesso è una forma di coraggio.

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