Claudio Rizzo, le sue visioni, la sua scultura

Si poteva ‘incontrare’ il sorriso timido e accattivante di Claudio Rizzo, scultore e uomo di cultura, che dà lustro al Salento con le proprie Opere, in occasione della Mostra d’arte “BABELE… OGGI”, svoltasi a Lecce presso Palazzo Vernazza, curata dall’Architetto e Artista Antonio Di Paola, in concomitanza con la XVIII Mostra del Presepio, a cura dell’Associazione Italiana Amici del Presepio Sede di Lecce.

Colpisce l’Arte di questo Signore affabile e modestissimo e, in specie, attraeva nelle nicchie di Palazzo Vernazza la scultura “Vanità”, facendo riflettere con amarezza ed una punta di fatalismo sull’inutilità di molti atteggiamenti e manifestazioni di futilità… perché tanto poi il nostro affanno nel consumismo termina per forza di cose.

Abbiamo intervistato il maestro Rizzo, accostandoci in punta di piedi alle sue Opere inquietanti e leggiadre, al tempo stesso.

Chi è Claudio Rizzo?

Sono nato a S. Pietro in Lama nel 1956 e vivo a Lecce da molti anni. Dopo aver frequentato all’università di Bari la facoltà di biologia, sono entrato nel mondo del lavoro presso la Manifattura tabacchi di Lecce fino alla chiusura dello stabilimento e al licenziamento collettivo. Questo, e altri eventi, mi hanno portato a dedicarmi con più costanza alla mia passione di sempre: esprimere le mie visioni attraverso la scultura. Sono sempre stato curioso di tutto e mi sono concesso il privilegio di conoscere alcuni dei grandi pensatori, poeti, scrittori, artisti attraverso i loro libri e le loro opere che hanno contribuito alla mia ricerca e al mio pensiero in maniera determinante.

Come nasce e si forma il Claudio Rizzo Artista?

Non so quando nasce né se nascerà. Opero nel mondo dell’arte senza pormi l’obbiettivo di essere un artista ma solo di fare con serietà, rigore e onestà intellettuale. Un mio carissimo amico, il compianto Totò Casilli, esprimeva il suo disaccordo quando, a chi mi chiedeva del mio percorso artistico, mi definivo un autodidatta dicendomi che la risposta più giusta sarebbe stata: “Sono nato così”.

Davvero “creare rende felici”?

Può dare dei momenti di felicità ma, prima e dopo questi, ci sono i dubbi, i fallimenti, le rabbie, le delusioni, le tristezze ma anche le gioie, le soddisfazioni, le certezze: insomma così come è la vita.

Cosa vuoi comunicare con la tua Arte, Claudio?

Voglio comunicare la mia esistenza. Ci sono, sono vivo e questo perché ci sono gli altri. Quindi, anche se siamo inesorabilmente nella rete dell’interpretazione, abbiamo il dovere di cercare il modo di dircelo, ognuno con il suo specifico, ma sempre animati dalla necessità di con-di-visione..

L’opera a cui sei più legato?

Mi sento sempre legato alla prossima opera, alla sua gestazione e alla sua realizzazione, ma se proprio devo indicare un rapporto privilegiato con un’opera, questa è certamente “Ottavia” ispirata a – Le Città Invisibili -, il libro più visionario e lucido di Italo Calvino. A quest’opera è stato assegnato il premio speciale della critica alla 4^ edizione del Premio Internazionale Michelangelo Buonarroti, che si è svolto nel 2018 a Forte dei Marmi (Lu), ed è stata esposta, insieme ad una altra mia opera “Palomba” (classificata al 2° posto nel concorso) fino al 6 gennaio ad una grande mostra a Villa Bertelli insieme a opere di grandi artisti. Piccole ma grandi soddisfazioni…

Il futuro dell’Arte scultorea, secondo Claudio Rizzo?

Non so quale sarà il futuro della scultura; ma posso immaginare che, come per le arti pittoriche, anche la scultura farà i conti con le opportunità delle nuove tecnologie: per esempio l’utilizzo delle stampanti 3D. Io spero che, comunque, l’acquisizione di nuove opportunità non sia a scapito della creatività, del pensiero, e del rapporto intimo e alchemico con la materia.

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