Copertino non sogna?

Vigne su castello CopertinoCopertino, al centro di Terra d’Arneo, che balzò alla ribalta delle cronache nazionali agli inizi degli anni ’50 del secolo scorso per la sua capacità di far valere le sue ragioni; Copertino, che diede i natali al “Santo dei Santi, il Santo che non ha il senso di gravità e che eccede la santità stessa” come scrive Carmelo Bene in Sono Apparso alla Madonna, nel 1981; Copertino con i suoi nobilissimi caduti nelle due ultime guerre, che sconvolsero il Mondo.

Questo e tanto altro è Copertino, questa Copertino che oggi non sogna: lo appura anche il suo sindaco, Sandrina Schito, in occasione di un suo intervento all’inaugurazione dell’associazione politico-culturale Valore Assoluto, capitanata da Luca Rizzo. E, questa ridente cittadina, si presenta ripiegata sulle “piccole faccende quotidiane”, senza guardare con fiducia al futuro: non lo vede, non riesce ad andare oltre il contingente.

Abramo è un sognatore e Copertino, la religiosissima Copertino, lo ignora, non guarda al Padre nella Fede di tutti i tempi: a lui non si ispira, non tende all’imitazione. Copertino, la Marta dei Vangeli, è intrisa di un certo materialismo, che propugnato per decenni da una particolare politica, ha inciso sulla sua cultura di fondo. È questo, invece, il tempo di cambiare? È con la Terza Repubblica che Copertino deve mutare il suo volto? È nella prassi politica che deve attualizzarsi?
A tal riguardo, è sotto gli occhi di tutti che oramai il neopopulismo italiano avanza a grandi passi e non verrà più arrestato, almeno per i prossimi vent’anni. Quel populismo che la storiografia ufficiale italiana ha condannato, perché evocava fortemente il periodo fascista, soprattutto nei momenti del sua avvento. Ma il populismo è un’invenzione comunista, Russa, ed ha varie colorazioni politiche nel Mondo. E oggi in Italia assistiamo a un neo-populismo di destra e di sinistra, che assieme si è messo a governare.

A Copertino molti sono gli scettici – quelli che contano – che sono rimasti ancorati nostalgicamente alla Prima e alla Seconda Repubblica e alle loro prassi e procedure. Ma con la Terza Repubblica i giochi sono cambiati: la politica non deve più interpretare i tempi, ma deve cavalcare le istanze popolari: è il popolo, il cittadino al centro dell’azione e dell’incedere della politica, è lui che dà gli input, il soggetto volitivo e l’uomo politico, invece, è un semplice rappresentante, perché infatti, ripresenta le istanze popolari, non le interpreta più.
E a far destare dal sopore Copertino non è bastata la stangata dei pentastellati: resta lì, ferma a coltivare le relazioni funzionali, infischiandosene delle relazioni sociali, del coltivare idee di apertura al futuro, ai giovani, facendo leva sull’iniziativa individuale.

Eppure, in questo quadro, forse qualcosa a Copertino si sta muovendo politicamente; brucia un magma sotterraneo, un fuoco rinnovatore, che, prima o poi ed inevitabilmente, si paleserà, perché la Storia non è proprietà di nessuno se non di se stessa. E ciò che essa sta mostrando in politica è la stanchezza del popolo, che vuole più rispetto e considerazione; una stanchezza che viene da lontano, e proprio per questo porterà ad una reazione inarrestabile, già evidenziata nell’ultima tornata elettorale. Copertino ritornerà a sognare?

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