Il Governo contro il Sud

Tasse e soldiMentre i Media parlano di corruzione, allontanando il cittadino dalla politica e dalla democrazia, il Governo, indisturbato e cinico opera contro il popolo e contro i poveri e di conseguenza contro il Sud.

È così che, nel quasi silenzio generale, ad esclusione di qualche esangue flash, il Governo sta elevando le accise, soprattutto su sigarette e benzina, e l’aliquota IVA. Non è noto, ma è bene saperlo, queste entrate dello Stato sono incostituzionali perché regressive e cioè gravano più sui poveri che sui ricchi. In altre parole, non sono progressive, come vorrebbe la Costituzione, nel senso che sottendono ad un contributo del cittadino secondo la capacità di reddito.

Peraltro, è bene sapere anche che quasi il 50% delle entrate dello Stato sono attribuibili ad imposizioni regressive. Un vero è proprio attentato al Sud, dove i redditi sono la metà di quelli delle province del Nord. È mai possibile che lo stesso pacchetto di sigarette debba costare lo stesso prezzo per i meridionali che hanno un reddito di più della metà di quello dei settentrionali? È mai possibile che sulla benzina debbano gravare imposte altissime e il prezzo sia uguale in tutta Italia, quando poi gli italiani non hanno lo stesso reddito? Perché per i settentrionali e per i percettori di alti stipendi e profitti la spesa di benzina e sigarette deve costituire una percentuale irrilevante rispetto al reddito percepito rispetto ai meridionali ed a quelle persone che devono stringere la cinghia per arrivare a fine mese?

Ma c’è di più! Una simile politica fiscale blocca lo sviluppo economico del Sud, perché sottrae risorse finanziarie in maniera più che proporzionale alla capacità contributiva, andando ciò ad incidere negativamente sulla domanda e dunque sulla spesa del cittadino meridionale, che alimenta in maniera modesta i consumi, e, da qui, spinge meno gli incrementi e le crescite della produzione e dell’occupazione.

In definitiva non è azzardato dire che i poveri e i meridionali sono i principali sostenitori di uno Stato faraonico voluto dalla classe dirigente e soprattutto dai settentrionali, che  a vario titolo ne hanno beneficiato, con giustificazioni storiche del tutto falsificate.

È chiaro che con simile politica fiscale il divario Nord-Sud debba vieppiù aumentare: è matematico. E come se ciò non bastasse a dicembre arriva anche un’ulteriore stangata con l’IMU – di 5 miliardi – dove anche questa tassa grava più sulle popolazioni meridionali che su quelle settentrionali. Eh sì, perché il patrimonio delle famiglie meridionali è composto soprattutto da immobili, mentre il patrimonio delle famiglie settentrionali si bilancia meglio con le liquidità e gli investimenti finanziari. È anche qui scontato dire che il contributo alle casse dello Stato da parte dei meridionali è veramente importante.

Insomma, noi meridionali dobbiamo ritornare a fare politica a far sentire la nostra voce. Una voce che ha un retroterra storico fatto solo di primati nazionali ed europei, oscurati da una storiografia folle e becera. Occorre andare oltre lo sconforto che riviene dalle notizie sulla corruzione. Ogni apparato amministrativo è corrotto, e la corruzione dilaga quanto più questo è grande ed esteso. Ma occorre scontare questo dato strutturale ed ineliminabile delle strutture amministrative per guardare invece agli aspetti strategici e di fondo delle politiche, quelli che se non controllati, creano le grandi disparità. E forse se un giorno si ritornerà ad una politica fiscale più equa il Sud ricomincerà a correre.

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