Simone D’Ambrosio … il vegano anticonformista

Prima candelina e grandissimo successo per FORNELLO VEGANO: ricette vegane e pensieri lesionati di un wedding photoghapher salentino


Simone DAmbrosioNovoli (Le) – Piatti caserecci, ingredienti semplici e sapori tipici della cosu mediterranea. Recita così la descrizione breve ed essenziale di una pagina facebook che compie un anno. ‘Fornello vegano’, infatti, ha visto la social luce il 5 dicembre scorso, da un’idea di Simone D’Ambrosio, fotografo novolese appassionato di cucina.

Per dirla così, in due parole. Una pagina che è cresciuta in modo importante, dal momento che in un anno di vita conta quasi 15.000 fans. Simone ci racconta che l’idea è nata dopo aver frequentato e dato un supporto come food blogger a ‘L’arca di Aida’, che è un gruppo composto da una serie di persone, tra cui anche medici nutrizionisti, che ‘prende per mano’, e fornisce informazioni precise a vegetariani, o più spesso a onnivori, che vogliano accostarsi all’alimentazione vegana.

Il vegano, di questi tempi, viene visto in modi predefiniti. Secondo l’opinione popolare, o è un modaiolo che si stancherà presto del trend, e tornerà a nutrirsi del solito cibo. O è un animalista che per etica sceglie di non mangiare cadaveri. O è un fanatico della salute. In ogni caso, generalmente è visto come un soggetto buono, pacato, che spesso subisce critiche impietose o crudeli sfottò da parte del popolo dei carnivori accaniti. Altre volte diventa egli stesso, forse per difendersi dagli attacchi, sgradevole, aggressivo o chiuso, in qualche modo triste.
Simone, invece, si dice vegano “perché essere umano”. E, conoscendolo, capiremo che per il modo in cui ha scelto di assecondare questa sua passione, rappresenta il riscatto dei vegani.

Fornello veganoLa gente, visitando la sua pagina forse si aspetta un personaggio modesto, alla buona, e invece viene spiazzata piacevolmente. Perché? Solare, ironico, divertente, consapevole e forte della sua grande ‘bellezza’ che risiede nella libertà e nel rispetto verso chi vuole nutrirsi in modo diverso dal suo. Il successo di Fornello Vegano, che è una fra le pagine veg più popolari d’Italia, va ricercato in svariati motivi.

Innanzitutto, ci dice Simone, c’è la quantità di ricette proposte (più di 200 in un anno); poi la riconoscibilità, l’identità di ogni ricetta presentata attraverso foto che attirano l’attenzione, che rimandano atmosfere tipicamente salentine, caserecce, da osteria.
Infine i testi, che sono particolari. E qui due righe non bastano. Simone nelle sue ricette non usa unità di misura canoniche, è l’esaltazione popolare del quanto basta; fa venire in mente me che quando non sapevo ancora cucinare, chiamavo mia madre per essere aiutata in qualche ricetta chiedendole dosi esatte, e lei mi rispondeva: a scannajiu.
E come si può spiegare questo termine ai non salentini? Règolati, assaggia, sia il tuo istinto a muovere la mano quando unisci gli ingredienti, insomma una cosa del genere …

Fornello vegano ha creato neologismi molto originali ed è stato capace di esportarli in tutta Italia, in una contaminazione di termini che è arricchimento e divertimento. Simone non proporrà mai una ricetta schematizzata in un modulo precostituito; da lui la pentola o le posate o gli accessori del grill si chiamano ‘cosu’, le verdure cotte si traducono in lesionate, gli interlocutori stessi vengono definiti in modo originale e simpatico, così come le ricette.

Risate, battute, un mix di italiano perfetto e altrettanto perfetto dialetto novolese, buon cibo e buon carattere. Regole prime: non irritarsi mai, non imporre scelte a nessuno, vivere e lasciar vivere. Niente guerra. E al pubblico piace tantissimo la semplicità con cui Simone si presenta, la disponibilità all’interlocuzione, l’esserci. Una pagina come la piazza del paese, dove gli amici si incontrano e tra una chiacchiera e un caffè, c’è sempre la signora che chiede: che mangiamo, oggi?
Un luogo virtuale che propone ed esalta i sapori della cucina salentina, che è ricchissima e vegana all’origine.

Ma non è tutto qui. Simone è stato giornalista ed editore per dieci anni, è uno che dietro le parole nutre e conserva pensieri profondi, lesionati potremmo ben dire (Simone, possiamo?), che di tanto in tanto propone ai suoi amici fans. Non è inusuale, infatti, trovare nella sua pagina post che riportano stralci di vita personale, riflessioni o racconti che regalano emozioni.

Ci dice che ha ricevuto proposte da parte di Case Editrici per scrivere un libro con le sue ricette e che un progetto del genere è nei suoi piani e spera di “darlo alla luce” nel corso dell’anno venturo. Così come non gli interessa aprire un ristorante vegano perché la cucina resta una sua grande passione ma la fotografia è passione e lavoro, e lui vuole continuare ad essere un fotografo.
È un deposito aperto di energia, questo ragazzo di 35 anni. È colore, è amore per la sua terra, un tenersi strette le radici, curare la pianta per non farla morire mai. Evoca immagini, Simone. Si sente la musica calda del Sud nelle sue parole, melodie di nonne intente a cucinare abbassate su un antico focolare, vecchi racconti d’osterie dai vetri opachi, atmosfere uniche e speciali, che su un filo magico escono dalla nostra terra e viaggiano per l’Italia in allegria, con una genuinità di cibo, di immagini e di parole, che è arte.

Insomma, alla fine del nostro viaggio insieme, mi sento lesionata anch’io, Simone.

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