Distretto culturale tra primati e competitività

Lecce vista dal droneMolte le novità, durante gli ultimi lustri, nella società leccese, quella che va dal Capo di Santa Maria di Leuca a Squinzano. La più recente in ordine di apparizione si materializza nel mondo della cultura, che fa assumere al territorio, negli ultimi anni, i caratteri distrettuali. Lecce e la sua provincia dopo la crisi del 2008 si configurano oramai come un laboratorio sociale dove le relazioni culturali si pongono come primaria trama sociale, come nuova forma di aggregazione e relazione, come nuova impronta esistenziale, con le sue routine e i suoi riti.

Il fermento culturale che si registra nel leccese, infatti, non trova pari, per densità e frequenza, in altre zone del Sud. Città come Bari, Napoli, Palermo non presentano infatti indicatori assoluti e relativi paragonabili al caso leccese. Un moto quello del basso Salento che anche nei confronti di molte realtà settentrionali si presenta di assoluto rilievo.

Sotto il profilo economico, poi, il comparto dell’arte, dello spettacolo e della cultura addensa una quota di PIl pari a circa il 6%, considerando solamente le attività di base. Insomma, un settore che è oramai a tutti gli effetti uno dei pilastri dell’economia provinciale. Peraltro un settore che si integra e interagisce in una dinamica incrementativa con molti altri settori presenti nel leccese, quali il turismo, l’industria agroalimentare, l’artigianato, ma anche quelli dell’abbigliamento e delle calzature, sebbene ad un nuovo stadio di sviluppo del tutto embrionale.

Il distretto culturale leccese tuttavia non è un’invenzione dell’ultima ora, ma il prodotto di un lungo periodo di incubazione durato più di trent’anni, dove negli anni ’70 vide la nascita della televisione locale, come spinta originaria, poi, negli anni ’80 un intervento massiccio della pubblica amministrazione attraverso importanti iniezioni di risorse finanziarie. Negli anni ’90 fu il momento dei luoghi di ritrovo, tra cui vanno citati, per la loro portata storica, il Fondo Verri di Mauro Marino e il caffè letterario di Pompea Vergaro, ma anche il comune di Melpignano come sede della Notte della Taranta.

Ma quali gli elementi di stabilizzazione e sviluppo del distretto culturale leccese? Sicuramente, occorre considerare che il territorio presenta degli insediamenti formativi di buon livello e soprattutto orientati in tutti gli ambiti artistici e letterari. Nel leccese oltre ad essere presente l’Università e l’Accademia delle Belle Arti, il Conservatorio Musicale, numerose sono le scuole di danza, di moda, di cucina, di musica, di teatro e di canto. Insomma il complesso formativo leccese mostra una portata di non poco conto, che influisce in maniera significativa non solo nei processi formativi, ma anche in quelli dialogici all’interno di logiche interculturali.

Un fermento in ogni caso, che non si deve solo a ciò detto, ma anche allo spirito competitivo dei vari attori che compongono questo mondo, dove l’emulazione, la ricerca, il tentativo di raggiungere posizioni di rilievo a tutti i costi, costituiscono l’ingrediente forse primario per innescare tutti i processi di sviluppo. Una competizione che, fonte di ogni bene per questo settore, viene smorzata e avvizzita dall’intervento pubblico sotto il profilo finanziario, creando infatti dei processi distorsivi nei momenti dello sviluppo, che se lasciato a se stesso potrebbe produrre eccellenze, ricchezza inestimabile per la nostra terra.

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