“Teresa Manara” fa tappa a Novoli, presentazione del libro il prossimo 5 gennaio

Sin da piccola ho avuto modo di ascoltare memorie legate alla civiltà del vino, al legame tra alcune generazioni e i cicli di vendemmia, alla relazione tra una cittadina e il suo passato rurale e remoto. 

locandina teresa manara

Novoli (Le) – Lunedì prossimo, 5 gennaio 2015, alle ore 19.00, il Teatro Comunale di Novoli ospiterà il nuovo appuntamento della rassegna “Mi racconti un libro?”, organizzata dal nostro web giornale. Ospite della serata la scrittrice Luisa Ruggio che presenterà il suo ultimo libro Teresa Manara, Besa editrice.

luisa-ruggioNon mi interessava ripercorrere la sua storia, non volevo scrivere una biografia e men che meno preoccuparmi di verificare aneddoti e roba simile – ci racconta Luisa Ruggio, parlando della protagonista della sua ultima fatica letteraria – Quel che desideravo fare era una specie di viaggio laterale, dentro il linguaggio delle cose, dietro i fatti della vita, le clessidre umane, nei flussi di coscienza, oltre i ruoli e le azioni di una vita. Immaginavo questa donna ormai ottantenne guardarsi allo specchio e vedere contemporaneamente tutte le “Teresa” che era stata e che si portava appresso alla fine della vita, come ognuno di noi. Quindi essere una bambina e anche un’adolescente, una vergine e un’amante, una donna di mezza età e una vecchia signora. La immaginavo nell’atto di raccontarsi la propria vita a sprazzi, saltando di palo in frasca come facciamo quando ci apriamo alle narrazioni possibili con gli amici o gli sconosciuti, davanti ad un caffè. Allora non seguiamo un ordine cronologico, una scaletta, un programmino da tema scolastico. Allora peschiamo momenti che sono istantanee, così come viene, ed ogni replica sarà differente”. 

Teresa Manara, una donna forte e intraprendente, se si pensa al periodo in cui è vissuta e in cui ha avuto il coraggio di sfidare il pensare comune, per affermare sé stessa e i suoi sogni. Storia di una donna che giunge dal nord in un luogo estraneo e remoto, qual era per lei il Salento, e del suo rapporto con questa terra, baciata dal sole, così ricca di storia, ma a volte così dura e difficile da capire e da vivere.

“Questo è stato l’innesco del mio bisogno di un “luogo” e del mio desiderio di raccontare un certo tipo di innamoramento e di amore, quello tra le persone e i posti che le abitano. Sembra un giro di parole, ma è peculiarmente umano. Ho cominciato ad indagare questa relazione tra persone e luoghi nel mio primo romanzo, (“Afra”, Besa 2006) e ho continuato ad esserne ossessionata anche durante le stesure degli altri libri. Avevo appena finito di scrivere un romanzo che uscirà prossimamente e in cui mi sono divertita a raccontare il rapporto tra noi e il nostro immaginario desiderante, questo luogo altro, interiore, quando ho cominciato a pensare di scrivere questa storia. L’ho raccontato altre volte, durante la vendemmia dello Chardonnay di due anni fa, mi sono soffermata ad ascoltare la vera storia di una donna degli anni ’50, Teresa Manara per l’appunto, che lasciò Imola per trasferirsi in questo improbabile Sud al confine italiano. Fin qui niente di strano, se non fosse che in quegli anni era in corso la grande emigrazione di massa, tutti tentavano di scappare dal Salento e a nessuno sarebbe venuto in mente il percorso inverso. Molti continuano ad andarsene, sono costretti a cercare fortuna lontano. Questa donna mi ha ispirato, il suo bisogno di un luogo, la sua storia d’amore con una città sconosciuta. Ecco come nasce questo libro”.

Ci sono persone la cui vita affascina, diventando fonte di ispirazione; esistenze che, incredibilmente, sembrano avere, in alcuni punti uno scorrere comune con la nostra. Così chiosa infine l’autrice.

“Come lei ho un rapporto sensuale con i luoghi in cui ho bisogno di tornare, ho un rapporto profondissimo con la città in cui ho bisogno di camminare, di stare. Questo rapporto ha segnato le grandi scelte della mia vita e anche le minime, le più invisibili e apparentemente ininfluenti. Il momento in cui lei alza lo sguardo e riconosce le tante versioni di se stessa, tante età, tante vite in una sola, quel momento. Quel momento lo riconosco, mi somiglia”.

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